Photo: Back to work mess, by Eric Bates
Dello stesso episodio...

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Ho supplicato il mio capo di concedermi cinque giorni di vacanza. In cambio ho dovuto promettergli sacrifici umani a svariate divinità taoiste, ma alla fine sono riuscita ad ottenerli. E me ne sono andata in campagna: ma in Cina e senza Toto Cutugno.

Per non sentirmi un totale scarto della società e per potermi adeguare ai vostri standard italiani da ferie d’agosto, nonostante mi trovi in Cina – dove le ferie estive non avrebbero alcun senso logico di esistere – ho deciso di supplicare il mio capo di concedermi cinque giorni di riposo. In cambio ho dovuto promettergli sacrifici umani a svariate divinità taoiste, ma alla fine sono riuscita ad ottenerli.

Dopo estenuanti trattative tra me (e il mio capo) e il fido G. (e il suo capo), sono finalmente riuscita a incastrare i giorni giusti per partire in vacanza. Ce l’ho fatta! ho esclamato trionfante dopo aver siglato l’accordo quadrilaterale. Solo allora ho realizzato che non avevo la più pallida idea di dove andare.

Allora per schiarirmi le idee e per aggiungere alle mie cosce un altro strato di cellulite, sono andata a comprarmi un gelato e quando sono arrivata alla cassa ho pagato con una banconota da 20 kuai. E lì è arrivata l’epifania. Lì, in quel preciso istante, ho decretato che avrei visitato… il faccione di Mao!

20yuan2

Ops, no, un attimo di confusione: riformulo. Lì, in quel preciso istante, ho decretato che avrei visitato… Guilin! che sta esattamente sul retro della banconota col faccione di Mao (che peraltro sta democraticamente su tutte le banconote) e a differenza del  faccione di Mao, è visitabile e – diciamocelo – anche un pelo più piacevole, con tutto il rispetto per il grande timoniere, pace all’animaccia sua.

20yuan2-1 Guilin sta a sud, nella regione del Guangxi, ma questo lo scrivo solo per fare un po’ di becero show off, perché io, del Guangxi, fino alla settimana scorsa sconoscevo l’esistenza e adesso che lo so mi sembra il minimo fare un po’ la figa.

Le mie ferie d’agosto sono iniziate un luminoso sabato pomeriggio dall’aeroporto di Shanghai, da quale mi sarei librata in un volo sereno e inframmezzato da rutti, scorregge e tutti i possibili rumori fisiologicamente concepibili da un corpo umano. Più, ovviamente, quelli concepibili da un corpo umano cinese, che sono tanti e tali che qualunque descrizione risulterebbe monca e insufficiente.

A Guilin, che accoglieva me e il fido G. con un calore umano e un tasso di umidità nell’aria paragonabile al getto di un geyser islandese, la prima cosa che ho visto appena sbarcata dall’aereo è stato un signore in mutande che fuori dall’aeroporto urlava a passanti di qualunque etnia, ceto e religione di salire sull’autobus per il centro-città, e mentre urlava, invece di chiedermi perché stesse indossando solo delle mutande, mi sono incantata a fissargli il pomo d’adamo, nella convinzione che per lo sforzo l’avrebbe sputato insieme a pezzi di polmone da un secondo all’altro. Però, al momento in cui sono salita sul bus, ce l’aveva ancora al suo posto. Poi, dall’autobus che a una velocità allarmante procedeva per guadagnare il centro città, nella luce calante del tardo pomeriggio, ho iniziato a vedere le colline, verdi e tante e lussureggianti, che il fido G. ha chiamato pain de sucre per tutto il tempo, finche a una certa mi sono sentita costretta a chiedergli: “Ma che straminchia sono sti pain de sucre, di grazia?”, e quando lui ha risposto che in francese le montagne a forma conica si chiamano così perché somigliano alla forma delle montagnette di zucchero ho pensato che in questa lingua anche “supposta alla glicerina” suona meglio che in italiano.

20kuai

Da Guilin io e il fido G. ci siamo poi spostati in altri due posti, che si sono rivelati pregni di avvenimenti, perlopiù imbarazzanti e/o esilaranti. Alcuni di essi talmente incongruenti e ridicoli che meritano di essere approfonditi in post ad hoc, per cui restate sintonizzati che prima o poi arrivano. Tanto per stuzzicare la curiosità scimmiesca che risiede sul fondo limaccioso delle vostre anime, vi dirò soltanto: “Come perdersi per ore in una risaia sterminata?” e “Come dimostrare la propria francesitudine in un villaggio cinese dimenticato da Dio?”. Prossimamente su questo blog.

Bucolicamente vostra



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