Doris Winifred Poole, 31 July 1924.

Il fattore
X

l'amico degli amici

Photo: Doris Winifred Poole, 31 July 1924.

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Ci si interroga da tempo su cosa sia questo fattore X, forse più di quanto ci si interroghi sul punto G. Ora, se il punto G sia leggenda o meno, ai posteri l’ardua sentenza: io però – e lo comunico con grande orgoglio – ho scoperto cos’è il fattore X

Da qualche mese ho cambiato casa. Si, lo sappiamo. Lo so che lo sapete, volevo solo esserne sicura. Ci hai scartavetrato le palle con ‘sta storia, lo sappiamo sì che lo sappiamo! Ah, va bene. No, dico, poteva esservi sfuggito, magari. No, non ci è sfuggito, ma tu lo sai che a volte tendi alla logorrea? Si, può essere, ma non è il caso di metterla sul personale, ok? In ogni caso, ve l’ho già detto cosa penso della mia nuova padrona di casa? No ma un’ideuzza forse ce la siamo fatta. Un’idea del tipo che è un po’ stronza? Eh, tipo, si. Allora è un’idea sbagliata. Non è che è un po’ stronza: è che è una lurida mignotta psicopatica. Ah, però, che delicatezza! Lo so, ma in questi due mesi mi sono addolcita: ho il cuore tenero, che posso farci?

Non voglio dilungarmi sugli evidentissimi problemi psichici e comportamentali della mia padrona di casa: non vi parlerò di quanto sia rozza e arrogante, né di quanto sia maleducata e facchina. Nemmeno mi soffermerò sul fatto che si nega al telefono, che mi ha rifilato una fattura falsa e che l’unico motivo della sua esistenza sulla terra è sprecare ossigeno e farmi venire la cirrosi. Men che meno approfondirò qui il fatto che mi ha lasciata senza frigorifero per 23 giorni, perché andiamo, mica mi attacco ai dettagli.

Qui parlerò del fattore X. Ci si interroga da tempo su cosa sia questo fattore X, forse più di quanto ci si interroghi sul punto G. Ora, se il punto G sia leggenda o meno, ai posteri l’ardua sentenza: io però – e lo comunico con grande orgoglio – ho scoperto cos’è il fattore X.

Il fattore X è cinese, è un agente immobiliare e si chiama Xiao. L’ho conosciuto due anni e mezzo fa che parlava un inglese tutto suo, ma siamo diventati subito amici. Lui mi ha scarrozzata per giornate intere sul suo motorino elettrico a fari spenti nella notte per portarmi a visitare appartamenti, e svariate volte abbiamo rischiato di perdere la vita in incidenti stradali fantasiosi, ma ce la siamo sempre cavata. Sarà per questo che la nostra amicizia si è rafforzata. Ed è per questo che per la mia nuova ricerca di casa ho contattato lui, che nel frattempo ha fondato la sua agenzia e mo’ è il capo dei capi.

L’altro giorno ci siamo visti nel suo ufficio perché io e il fido G. avevamo avuto una (ulteriore) piccola diatriba con la zozza sgualdrina, che peraltro era finito con un suo “Vi caccio fuori di casa a calci nel culo, chiamo la polizia e poi vi trascino in tribunale”: nulla, piccoli screzi, normale amministrazione. E quindi siamo andati da lui per cercare di trovare una soluzione ragionevole, qualcosa che non implicasse un grosso dispiegamento di forze dell’ordine, contingenti armati e fiumi di sangue pazzo. Mentre io e il fido spiegavamo concitati le nostre ragioni Xiao ci ascoltava attento, seduto sulla sua poltrona nera, tranquillo. Ad un certo punto io, che di norma sono un po’ fumantina e spesso parlo per iperboli – o per dare aria alla bocca, secondo altre scuole di pensiero –  ho detto: “Xiao, se quest’idiota non la smette di rompere le palle, io l’ammazzo!”.

E lui allora mi ha guardata e mi ha risposto, testuale: “Aspetta, cerchiamo di trovare una soluzione alternativa prima di arrivare a questo”. Ora, probabilmente sono troppo impressionabile, ma la seconda parte della frase è oggettivamente agghiacciante. No? No?! E’ pur vero, d’altra parte, che nella risposta di X. è innegabile una certa dose di ragionevolezza: e mica si può ammazzare la gente così, senza nemmeno un avvertimento! Tipo, una testa di cavallo dentro al letto che fai, non gliela infili? A me mi pare il minimo sindacale, la verità.

Poi, non pago, ha prospettato la “Chinese solution” al problema: “Sai, non c’è bisogno di alterarsi. Cerchiamo di ragionare con lei, di sicuro troveremo un accordo. Se proprio lei resta sulle sue posizioni, io ho tanti amici; alcuni sono belli grossi. Io so come si chiama, so dove abita. Ah, anche mio fratello ha un sacco di amici. Te l’ho detto che mio fratello è stato in prigione?”

Ci mancava solo che concludesse con un “Menza Parola”.  Casa, dolce casa.

Salute. Alla Famigghia.



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