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La terza ospite della rubrica #AbbattimiStoVirus si chiama Valentina ed è mia sorella, sebbene non di sangue. Ci conosciamo da tempi medievali e bui, in cui si andava in giro col monociglio e salopette francamente imbarazzanti. Vale è uno di quei casi rari e preziosi di famiglia che ti scegli.

Ed è l’ultima cosa carina che dirò nei tuoi confronti, altrimenti rischio di alterare gli equilibri dell’universo, come avevo fatto qui  :)

Adesso, in pasto alle carogne.

Sono Valentina, sono Siciliana e sono un’insegnante di scuola primaria. vivo a Torino da 9 anni col mio coinquilino, nonchè marito, Peppe.

Quando ti sei resa conto che la situa degenerava?

Esattamente il 22 Febbraio, giorno in cui il Covid19 è entrato in Italia, senza bussare. Mi trovavo a Bologna per il weekend con Peppe, intenti a visitare la città, poco tempo per i social, abbiamo ignorato le notizie fino all’arrivo in stazione, dove abbiamo trovato il caos più totale. Treni con più di 7 ore di ritardo, tratte interrotte per controlli sanitari. L’ansia ha iniziato a crescere e un campanello d’allarme mi diceva che forse era il caso di prendere qualche precauzione, come il gel disinfettante o l’acquisto di mascherine, che peraltro, tutt’oggi, non sono riuscita a trovare.

Da quanto tempo stai in quarantena?

Dal giorno successivo, dal 23 Febbraio. Prima gradualmente, limitando gli spostamenti, evitando di prendere i mezzi. Inoltre il Piemonte fin da subito ha chiuso le scuole, perciò lavoro da casa da più di un mese.

 Com’è cambiata la tua percezione dall’inizio ad ora?

Inizialmente pensavo che in una settimana la situazione sarebbe rientrata, poi, ad un tratto, la consapevolezza: gli altri paesi bloccano i collegamenti con l’Italia, la gente all’assalto dei supermercati , le fughe in meridione. Ad un tratto ho sentito che mi mancava l’aria, che non sarei tornata a lavoro nell’immediato e che sarebbe stata lunga. Per cui adesso è come se vivessi una vita sospesa.

Allo stesso tempo sono convinta che è un dovere rimanere a casa, vuol dire rispettare tutti coloro che sono obbligati a uscire per lavoro, rispettare tutti i medici e infermieri che stanno lavorando senza sosta per salvare vite umane e rispettare anche coloro che, purtroppo, non ci sono più, anche se erano anziani o avevano già un quadro clinico compromesso, perchè quando viene a mancare qualcuno al quale vogliamo bene, fa male uguale.

Un progetto lavorativo interrotto e con quale bestemmione hai reagito?

Io lavoro con bambini di dieci anni per cui, a parte la didattica che a questo punto, poco conta, ho interrotto il percorso educativo e relazionale. I bambini, quando vanno a scuola, non portano solo i compiti ma tutto il loro bagaglio emozionale, le loro esigenze e a volte gli urli d’aiuto per cui sì, adesso mi sento impotente nei loro confronti e, nonostante tutte le belle parole sulla didattica a distanza più volte pronunciate dal nostro Ministro, nonostante le ore di formazione che tutti gli insegnanti stanno svolgendo in queste ore, con la triste consapevolezza di non poter arrivare a tutti – poichè non tutti hanno i dispositivi adatti – spero solo che quando questa storia sara’ finita, ci si segga ad un tavolo a meno di un metro di distanza e si discuta su come fare, perchè non ci siano più studenti di serie A e studenti di serie B. Perchè la scuola è di tutti e, se così non è , abbiamo perso. Tutti.

Inoltre, come il lavoro, è sospeso tutto il resto. Frequento una scuola d’improvvisazione teatrale e durante il mese di marzo avremmo dovuto organizzare uno spettacolo, superare i nostri limiti e poi salire sul palco, provare la paura più cruda di poter dire qualsiasi cagata e alla fine abbracciarci, perchè l’improvvisazione è come la vita, non esistono errori ma solo possibilità da sfruttare.

Non ultimo, saresti dovuta venire tu a Torino!

Infatti, la prossima volta che mi viene in mente di comprare un biglietto per Torino, Universo, sì, parlo con te, reitero il messaggio del post precedente: bastava anche meno e capivo uguale. In ogni caso, come passi il tuo tempo?

Cercando di mantenere i contatti con i miei alunni, scoprendo o riscoprendo passioni o riadattando quelle vecchie alla nuova situazione. Oltre a organizzare aperitivi su Skype con i miei amici, faccio videoconferenze con i miei studenti, solo che le piattaforme sono intasate e allora diventa tutto un”…mi senti?”, “…mi vedi?”, “…maestra non ti vedo!”, insomma lì potrebbe partire anche l’embolo. Cerco di leggere per evitare l’intorpidimento della mente, seguo corsi di formazione on line. Inoltre, ho scoperto che mi piace fare la pizza, sporcarmi le mani, impastare, plasmare, forse per avere un minimo di controllo su qualcosa; ho iniziato a suonare l’ukulele, non credo diventero’ una musicista ma al momento mi rilassa e mi fa staccare. Ho riscoperto il montaggio dei video e che rimanga tra te e me, ho iniziato a fare ginnastica a casa, non succedeva dagli anni ’90, forse.

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Peccatrice, vade retro. Il valore che stai riscoprendo durante la tua quarantena?

Il tempo e la lentezza. Siamo sempre presi da mille attività e, a volte ci sfuggono le cose davvero fondamentali che alla fine sono i nostri affetti. In questo periodo abbiamo la possibilità di dedicare più tempo a chi vogliamo bene, anche a distanza. Sto valorizzando la lentezza che dovrebbe essere un dovere, principalmente nei nostri confronti. Dovremmo imparare a rallentare, a ritagliarci un po’ di tempo solo per noi, a gustarci i piccoli momenti di felicità, ad annoiarci, spesso dalla noia vengono fuori idee brillanti.

Ma solo io certe volte mi vorrei incendiare i peli della vulva?

No! Io sto facendo un lavoro enorme su me stessa per evitare questi pensieri nocivi, quando sento che comincio a vacillare, faccio cose, anche le piu’ stupide, tanto è inutile arrovellarsi, dobbiamo accettarlo. PUNTO. E allora penso a qualcosa di nuovo da fare, se non mi viene in mente nulla, cammino per casa come un automa o ballo come una…che sta rasentando la follia ma che non vuole farsi inghiottire.

La prima cosa che farai quando questo periodo sarà passato?

Ovviamente uscire in piena libertà, con il sole in fronte ma anche con la grandine! Abbracciare ma di abbracci forti, intensi, che non hanno bisogno di parole. Però non voglio perdere di vista le cose importanti sulle quali ho ragionato durante la quarantena.

Consiglio a chi legge: serio o cagata, come ti viene.

Si vedono ancora troppe persone in giro. Sebbene sia duro, stressante e angosciante, si sta a casa, SI DEVE STARE A CASA, e non si deve tornare in meridione per farci fare la pasta al forno dalla nonna perchè se alla nonna vogliamo bene, dobbiamo proteggerla, questo è uno dei modi per ringraziarla per tutte le volte che ha protetto noi. E’ un sacrificio che possiamo fare, quindi, prima lo facciamo tutti e prima potremmo riabbracciarci de’ core.

Hai 50 a gamba anche tu, but be a millennial. Il tuo hashtag personale?

Ho visto che la maggior parte degli italiani si sta dando alla cucina e allora consiglio di non esagerare perchè se è vero che #andràtuttobene è anche vero che alla fine di questa brutta storia… #andra’tuttostretto.

Grazie Vale! E se anche tu hai voglia di raccontare la tua quarantena, scrivimi SUKA all’indirizzo colposecco@abbattetela.it  e riceverai tutte le istruzioni.

PS. Sì, l’indirizzo esiste veramente.

Nel frattempo, a tutti, coraggio.



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