Film "Boris"

Come da copione

daidaidai che la giriamo!


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E l'Oscar per la migliore sceneggiatura originale va a... (vorrei dire stocazzo ma decido di restare elegante).

Scena 1. Esterno notte.

La ragazza sta cenando, da sola, al tavolo di una taverna greca un po’ defilata dal centro del paese, un’insalata di polpo e un bicchiere di vino bianco. Un venticello leggerissimo le scompiglia i capelli, un sorriso da minchiona le increspa le labbra.

Stacco. Bicchiere vuoto.

La ragazza ha finito di cenare, scambia due chiacchiere coi vicini di tavolo, una coppia americana di mezz’età in vacanza, lui l’abbronzatura da Trump, lei sandali Gucci da Via Salaria, ma portati con dignità. La ragazza fruga nella borsa, trova una sigaretta e l’accende. Il cameriere le porta un posacenere, lei ringrazia. Dopo qualche secondo lui ritorna con una caraffa di vino, le riempie nuovamente il bicchiere: “Non si fuma col bicchiere vuoto”. La ragazza sgrana gli occhi, un sorriso da minchiona riconoscente le increspa le labbra.

Stacco. Bicchiere vuoto.

La coppia americana di mezz’età sorride alla ragazza, il vento è fresco, la serata mite, le chiacchiere cordiali, poi la coppia fa per alzarsi e andare. Prima di lasciare la scena, Trump prende la sua brocca, si avvicina al tavolo della ragazza e le versa altro vino: “Ti dispiace? Per me è troppo”.

La ragazza sgrana gli occhi a porca troia, un sorriso da minchiona riconoscente e alcolizzata le increspa le labbra.

Titolo del film: “Lo chiamavano Business Trip”.

La protagonista sono io. Sono a Mykonos e sono qui per lavoro. Lo so che non ci crede nessuno ma è così. E in qualche modo ve lo dimostrerò, ma nelle prossime puntate.


Flash forward, 3 settimane dopo.

La ragazza entra in un bar di Bruxelles, sorride alla proprietaria, chiede se si può accomodare con alcuni amici sulla terrasse.

Controcampo sulla proprietaria.

“No”.

La ragazza assume l’espressione del tonno, pensa di non aver capito il monosillabo, rilancia la domanda e punta l’indice in direzione del tavolo, per maggiore chiarezza semantica.

Campo lungo sul tavolo della terrasse, carrellata in slow motion su cinque tavolini, tutti vuoti. Suono in presa diretta del vento delle praterie argentine. Trentasette minuti di camera grandangolare sulla balla di fieno che rotola sulla terrasse.

tenor

La proprietaria scruta il computer con aria indaffaratissima, nessun contatto oculare con i tre potenziali clienti:

“Adesso no”.

I tre amici che si allontanano di spalle. Come da copione. Bentornata a Bruxelles.

Dissolvenza. Titoli di coda. Nero. Buio. Buio pesto. Andrea Bocelli.

Titolo del film: Col cazzo che mi ci rivedi.



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