My friend went diving in Australia and caught this priceless photo, by Sick_Nerd_Baller

le battute
sui pesci

nessuno tocchi Wanda

Photo: My friend went diving in Australia and caught this priceless photo, by Sick_Nerd_Baller

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Sarà che noi e i cinesi abbiamo un senso dell'umorismo non proprio identico. Sarà che io ho ne ho uno particolarmente cretino. Fatto sta che, secondo me, i cinesi, le battute sui pesci non le capiscono.

Qualche giorno fa il mio capo ha portato un acquario in ufficio.

E’ un acquario piccolino, in cui si possono riscontrare una gran presenza di acqua e una serie di tubi per purificarla. Siccome sono un’attenta osservatrice, ho notato che i pesci non erano pervenuti.

Allora ho chiesto al capo perché non ci fossero, e lui ha risposto che sarebbero arrivati presto. Nel tentativo di fare la simpatica, gli ho detto: “Boss, compra dei mini-tonni, così se abbiamo fame possiamo farci uno spuntino”. Mi ha guardata in modo strano, allora ho pensato che non gli fosse piaciuta la battuta, che ammetto, era anche un po’ cretina; diciamo anche che il cinese non aiuta, sebbene ciò non mi giustifichi. Dieci minuti dopo, comunque, il capo è venuto da me e mi ha rivelato che non sapeva cosa fosse un tonno, allora ho aperto Google e gli ho fatto vedere il pesce, e poi per sicurezza, pure una scatoletta. Non è che a questo punto si sia pisciato sotto dalle risate, però ha abbozzato un sorriso e poi ha cercato di trattarmi come se fossi una persona normale.

Oggi un fattorino ha consegnato un pacco per lui, ma siccome da buon boss, il mio di solito si presenta in ufficio verso mezzogiorno, il pacco è rimasto sulla sua scrivania, ben sigillato, fino al suo arrivo. Quando l’ha scorto e ha letto chi era il mittente, mi ha guardata e con un sorrisone da Topo Gigio mi ha detto: “Sono arrivati i pesci!!”

“Come, sono arrivati? Dove sono?” ho chiesto confusa lanciando un’occhiata all’acquario ancora vuoto.

“Sono qui dentro” mi fa lui indicando questa scatola di cartone imbottita di polistirolo.

Siccome non ero sicura di aver capito bene e avevo pure i miei cazzi da fare, ho preso la notizia e l’ho chiusa in un cassettino remoto della memoria, insieme ai testi delle canzoni degli 883.

Verso le quattro del pomeriggio, improvvisamente il boss, dandosi una sonorissima manata in fronte, si ricorda dei pesci nel pacco. Me ne ricordo improvvisamente pure io, e per scongiurarne la morte prematura comincio a intonare “..hanno ucciso l’uomo ragno chi sia stato non si sa…”.

Hallelujia! Non voglio neanche immaginare quante ore, o giorni, o millanni siano rimasti chiusi nello scatolone, con due dita d’acqua e zero cibo, ma sono ancora tutti vivi e sguazzarellanti: sono proprio pesci cinesi, resistenti a graffi ed intemperie.

Ma ecco la delusione dipingersi sul giallo volto del mio capo: “Ma io li volevo neri!

La delusione dei bambini, proprio. Che ti viene voglia di prenderli per mano, riportarli al negozio di pesci e cazziare il commesso.

“Dai, boss, anche se sono bianchi va bene lo stesso, sono sempre creature di Dio, di Buddha, di Confucio, scegline uno a caso, non mi offendo!”

“Ma secondo il feng shui i pesci devono essere neri, perché…chongchin, fagua, zaosun, wenjile…”(si, mi sono persa la parte più interessante ma scusate tanto, alle 5 di pomeriggio la microspopica parte del mio cervello addetta a decifrare la lingua del demonio stacca, puntuale come una cartella esattoriale).

“Boss, non ti preoccupare, questi ce li mangiamo fritti domani a pranzo e dopodomani compriamo quelli neri che ti piacciono tanto”

“No, Agata… questi pesci non si possono mangiare!” mi risponde con l’aria del papà comprensivo che spiega alla figlia cinquenne e subnormale come funziona il mondo.

E quindi forse non sapremo mai perché i pesci nell’acquario devono essere neri, e probabilmente vivremo tutti felici ugualmente, ma di sicuro sappiamo che i cinesi non capiscono le battute sui pesci. Riflettiamo, gente.



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