Sidebar

Un post di getto, nel quale non sono sicura di aver scritto a sufficienza il termine "Ferragosto". Poi qualcuno me lo spiega perchè si fanno gli auguri di Buon Ferragosto?
In ogni caso, ho incontrato un fantasma, ma non mi sono spaventata...

La notte di Ferragosto sono andata a dormire alle 22.30.

Sono una giovine donna di 33 anni, ma c’ho sonno. Non sempre, eh? Solo che la notte prima mi ero spaccata a merda durante una gang bang con 17 individui di vario genere ed etnia, due striscie di coca ed ero finita in commissariato per una rapina al pakistano sotto casa.

Non è vero, volevo solo rendere l’incipit più pepato.

Adesso che ho la vostra attenzione, posso dire la verità.

La notte prima di Ferragosto, avevo fatto le 4, insonne – che secondo me è pure il primo sintomo della menopausa – a pensare. Per forza che poi dovevo recuperare, mica sono Michelle Hunziker io.

Tra i tanti pensieri che affollavano la giovine mente della giovine donna di 33 anni che sono, si è insinuato il pensiero del Fantasma del Ferragosto Passato. O meglio dei Ferragosti passati. Un sacco di tempo l’ho passato a riflettere su un quesito che ognuno di noi, se minimamente dotato di senso morale, dovrebbe porsi: ma il plurale di Ferragosto resta Ferragosto o diventa Ferragosti? Nel dubbio, me ne sono gioiosamente fottuta, Ferragosti mi piace di più.

Insomma, questo Ferragosto sono rimasta a Bruxelles, che come forse non tutti sanno, non è Ibiza.

A dirla tutta, la mattina di Ferragosto il cielo era color topo e pioveva, sono uscita per andare a lavorare, ho pestato una merda spero canina e mi sono guadagnata un posto di diritto nel girone dei bestemmiatori di madrelingua rumena. Ma tutto questo ancora non potevo prevederlo.

Nei miei arrovellamenti notturni il punto era: tutto il mondo si diverte e io sono a Bruxelles. Tutti i miei amici sono in spiaggia e io sono a Bruxelles. Domani lavoro, a Bruxelles, e Drones dei Muse, scusatemi tanto, ma fa cagare.

Uno, a Ferragosto proprio, non può stare a Bruxelles, cioè, va bene tutto però dovrebbe essere fuorilegge passare la notte in una città senza mare, specie se è Bruxelles. Specie da sola.

E’ scritto che a Ferragosto si beve, si canta Battisti e ci accoppia indiscriminatamente in spiaggia. Bruxelles, tu ce l’hai la spiaggia? No. E allora muta.

Mi sono talmente incarognita contro Bruxelles – che pure mi sta tanto simpatica – che se fosse stata un essere umano si sarebbe suicidata come Anna Baker, lasciandomi a sfregio13 cassette di Drones dei Muse, che scusatemi ancora e tanto, ma fa veramente cagare.

Poi ho pensato che in realtà, a parte bere – attività che si estende anche agli altri 364 giorni dell’anno – ‘sta cosa di cantare Battisti e accoppiarmi indiscriminatamente, io a Ferragosto non l’ho mai fatta. Si trattava di una proiezione del tipico Ferragosto da film di Muccino. Noi, uno che suonava la chitarra al falò, mica cel’avevamo. E accoppiarmi indiscriminatamente, pure se fosse accaduto, diciamo che non me lo ricordo e la finiamo qua.

Il fantasma, certamente, mi ha ricondotta a ricordi meravigliosi. Alla spiaggia di sassolini grigi di Fondachello, dove ho bevuto gin della Lidl, mangiato panini con la mortadella, fatto il bagno nuda di notte e, carponi al buio, pestato con le mani il vomito della mia amica Daniela, ridendone fino a perdere il fiato. Mi ha infilato nelle orecchie il dondolio dell’amaca al campeggio hippie di Vendicari, dove sono tornata a sorridere e a scrivere – risvegli – insieme a Caty, Vale e Peppe. Mi ha ricordato le aurore, alcoliche e arancioni, di una Sicilia che se mi ci soffermo troppo mi si spacca il cuore a metà.

Ma mi ha sussurrato anche che Ferragosto, baby, is a state of mind. E che il il filo conduttore di tutto sono sempre quelli che amo. Che può essere Ferragosto sempre e in ogni luogo, com’è stato in tutti questi anni, continuamente, da un capo all’altro del mondo, tutti sparsi come siamo. E che il mio, di Ferragosto, è stato straordinario come un’epifania che mi ha accecata. Ho capito quanta fortuna ho ad avere gli amici che ho, che non vedo per mesi e poi succede una cena a Viagrande e siamo tutti lì, che non ci accoppiamo indiscriminatamente ma ci divertiamo molto di più, che non sentiamo Drones dei Muse ma ci ascoltiamo i cuori cantare. Bere, comunque, beviamo, non state in pensiero.

E ho capito quanta fotuna ho pure a Bruxelles, dove c’è uno che la sera dorme nel letto con me, e quando sto per addormentarmi e inizio a russare, delicatamente mi chiude la bocca. In questo modo, dice lui, “non perdi la dignità”.

A voi che siete stati ad Ibiza, auguro tante cose belle.

A me, già così, mi va che è una meraviglia.



 Condividi 

Non ne hai avuto ancora abbastanza ?

Abbattimi con un commento!