Photo: WTF wedding photo, by aaanything.net

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Possiamo accettare benissimo anche di lavorare full time in stage, condividere un monolocale con altre 5 persone, guadagnare l'equivalente della paghetta di un bambino svedese di quarta elementare. Queste, permettetemi, sono banalità. Piccolezze. Dettagli insignificanti. Noi, a tutto questo, siamo superiori.
Vi dico io qual è il vero problema per un trentenne normale. Pronti?

Signore e signori, è finita. Abbiamo trent’anni. Dobbiamo farcene una ragione.

Va bene, intorno a noi esistono schiere di individui apparentemente normali, che però hanno 20 anni. Credo di poter accettare il fatto. Stamattina, per esempio, mi sono svegliata contenta. Poi ho scoperto che quelli nati nel 1997 hanno la patente. Ho superato benissimo la crisi epilettica, infatti sono ancora qui a raccontarlo. E che sarà mai.

Scusate tanto, ma i problemi veri non sono questi: noi trentenni normali (tenete a mente il termine: normali. Servirà in seguito) possiamo benissimo difenderci da questi esseri che vanno a scuola la mattina che sembrano appena usciti da un catalogo di H&M, da queste ragazzine che fanno aperitivo coi pantaloncini a vita alta ma non sanno che stracazzo c’era nello zainetto di Ambra Angiolini, da questi replicanti di Justin Bieber che utilizzano termini come scialla, minchia ooh, bella zio.

Possiamo accettare benissimo anche di lavorare full time in stage, condividere un monolocale con altre 5 persone, guadagnare l’equivalente della paghetta di un bambino svedese di quarta elementare. Queste, permettetemi, sono banalità. Piccolezze. Dettagli insignificanti. Noi, a tutto questo, siamo superiori.

Vi dico io qual è il vero problema per un trentenne normale. Pronti?

Il vero problema sono gli annunci di matrimonio degli altri trentenni. Essi, i traditori.

Coloro che hanno deciso scientemente di passare al lato oscuro della Forza.

Da un po’ di tempo a questa parte mi sono resa conto, con orrore, che la mia bacheca Facebook è invasa da gente che si sposa. Sono passata improvvisamente dal drammatico vedo la gente ventenne al tragico, atroce…

vedo la gente

Ci fosse quel fustacchione di Bruce Willis ad accompagnare le mie visioni, potrei pure prenderla con più filosofia, ma il ragazzo è troppo impegnato a scroccare passaggi in motoape a contadini ciociari con i quali scattarsi selfies. Col bastone da selfies, peraltro. Cristoddio.

Ma torniamo alla mia bacheca. Perchè non bastano i soli annunci di matrimonio. Come avrete notato anche voi, sulle bacheche del normale trentenne odierno, non solo non è più sufficiente ostentare anelli, fidanzamenti ufficiali, sposalizi, viaggi di nozze minuto per minuto, imprenamenti ed ecografie morfologiche. Adesso cominciano a spuntare, subdoli, persino i post sugli anniversari di matrimonio. 

I figghi si sistimaru, sospirano sollevati i parenti tutti. I ragazzi si sono sistemati. E tu, quando ti sistemi?

Abbattetemi, ma veramente dico. Sparatemi. Lasciatemi agonizzante alla mercè degli sciacalli, cagatemi in testa, frantumatemi le ginocchia con una mazzafionda. Se dovessi mai pronunciare la frase “mi sono sistemata”, voi fate tutto questo e dopo, non ritenetevi paghi, vi prego. Rinchiudetemi in una stanza buia, senza finestre e piena di altoparlanti. Dopodichè sparate a palla Roma-Bangkok di Giusy Ferreri a loop, che me lo sarò meritato.

Per quanto mi riguarda, sistemare significa rimettere a posto, aggiustare, riparare. Correggere.

Io sistemo le mutande nel cassetto, sistemo il tabacco nella cartina, sistemo la mia collezione di Dylan Dog sullo scaffale, sistemo la valigia prima di partire (di nuovo). Mi sistemo più comoda sul divano per guardare un documentario sui commercialisti slavi, mi sistemo i freni della bici, mi sistemo le sopracciglia quando mi sto pericolosamente avvicinando alle fattezze di Peo Pericoli.peo

Il matrimonio non corregge, non ripara, non aggiusta, non rimette a posto. Perchè non c’è proprio niente da correggere, riparare, aggiustare nè rimettere a posto nello stare da soli se così ci gira, se così vogliamo, se così, insomma, è. Il matrimonio, per chi ci crede, dovrebbe essere semplicemente altro. Unione? Legame? Patto? Impegno? Ognuno vada a piacere suo, ma… sistemazione? Davvero? Persino a una miscredente come me pare una parola avvilente.

Poi succedono cose inspiegabili nel mondo: i cerchi nel grano, le apparizioni della Madonna ai pastorelli, la mera esistenza in vita di Daniela Santanchè. Quindi è possibile, sebbene molto improbabile a meno di non essere sotto effetto di crack, che un giorno io mi sposi. Ma no, non che mi sistemi.

Io non mi sistemo con un matrimonio. Io mi sistemo, semmai, con l’Amore. Qualunque cosa significhi, l’Amore.

Gente, sistemarsi non ha senso.

Quel che conta, se qualcosa poi davvero conta, è sist-Amarsi.



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