John Stezaker

Piacere
sposiamoci

anche i cubi amano

Photo: John Stezaker

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Una settimana fa, la mia amica Amelia è andata a cena con un cubo.
Tra poco Amelia si sposa.
Che tipo di relazione hanno queste due frasi? Poste così, nessuna. Se però, tra la frase 1) e la frase 2) inseriamo la congiunzione “quindi” ecco che un significato inizia a profilarsi. Grammaticale, quantomeno.
Quindi, procediamo con ordine, che la faccenda è delicata.

 

1)      Una settimana fa, la mia amica Amelia è andata a cena con un cubo.

2)      Tra poco Amelia si sposa.

Che tipo di relazione hanno queste due frasi? Poste così, nessuna. Se però, tra la frase 1) e la frase 2) inseriamo la congiunzione “quindi” ecco che un significato inizia a profilarsi. Grammaticale, quantomeno.

Se grammaticalmente facciamo progressi, dal punto di vista del logico siamo ancora in alto mare, a meno di non specificare che

a) Amelia ha quasi trent’anni e

b) se sei femmina, trentenne e cinese e ancora non sei accoppiata, sei socialmente morta.

Quindi, procediamo con ordine, che la faccenda è delicata.

Oggi Amelia mi chiama e mi chiede se può salire in ufficio da me per fare una pausa perché, dice, “ho mangiato uno zongzi e mi è venuto sonno” (uno zongzi è un involtino di riso ripieno di carne, di solito). Siccome pure se non ho mangiato lo zongzi, l’abbiocco è venuto pure a me, la invito a salire, che almeno ci teniamo sveglie a vicenda.

“Ci siamo baciati” mi butta lì Amelia senza darmi il tempo di capire che sta parlando del cubo.

“Eh?!”

“Si, ci siamo dati un bacio, un french kiss”, ripete tirando fuori un pezzettino di lingua per sottolineare il concetto. Mi si rizzano i peli sulle gambe alla sola idea di Amelia che bacia il cubo con la lingua, la scena è troppo raccapricciante. Ma per lo stesso principio malato per il quale non riusciamo a staccare gli occhi dai resti del gatto morto in autostrada, la invito a raccontarmi i dettagli.

E salta fuori una pippa micidiale sulla lunghissima settimana di corteggiamento velato da parte del cubo nei confronti di Amelia, basato essenzialmente su messaggini sdolcinati (tipo brani del Gigi d’Alessio locale, cose che a solo sentire l’incipit ti viene voglia di morire asfissiato da una scorreggia dentro un ascensore cinese). Evidentemente, quando il cubo sprigiona il suo fascino irresistibile diventa arduo resisterne alle lusinghe.

Dunque, dopo aver elencato le migliaia di pregi del solido geometrico (che riassumeremo nel principale: “ha una casa di proprietà”) Amelia vira pericolosamente verso discorsi che includono la parola “matrimonio”.

Mo’, per carità, eh? Non è perché al solo sentirne il suono a me mi sanguinano gli occhi, per dire. Quello è un problema mio, e se una mia amica decide di sposarsi io mica smetto di parlarle. Mica subito comunque. E’ solo che dopo una settimana – non so a voi – ma a me mi pare quantomeno prematuro, ecco. Per cui, pure con una certa ritrosia, decido di metterla a parte delle mie perplessità.

Amelia mi guarda come se avessi ammazzato un cucciolo di labrador davanti ai suoi occhi e mi risponde: “Guarda, è un bravo ragazzo, ha un buon lavoro, vuole avere dei bambini, ha una casa tutta sua…”

“Ok, ma… lo conosci da una settimana”

“Si, ma è gentile”

“Ok, ma lo conosci da una settimana”

“Si, ma è venuto a prendermi a lavoro”

“Ok, ma lo conosci da una settimana”

“Si, ma è dello Scorpione”

“……Ok, ma lo conosci da una settimana”

“Si, ma io ho trent’anni”

“Ok, ma…Ah, già, è vero”



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