Photo: tultepec, by Thomas Prior

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Come ogni anno nuovo che si rispetti, insieme alle lenticchie e ai botti arrivano anche i buoni propositi. Buoni propositi che sbandieriamo ai quattro venti con estrema convinzione ma che nel giro di poche ore evaporeranno in un puff-byebye. Questo breve compendio è dedicato alle anime di tutti i buoni propositi abbandonati per sempre nell'oblio nel corso dei secoli. Preghiamo insieme per loro e diciamo: "Scusa, eh? Sarà per il prossimo anno".

E anche quest’anno se n’è andato via. Com’è andato il vostro? E’ stato un anno Yeah, awanasgheps, rifacciamolo? O è stato un anno scandito dal suono di mille splendidi vaffanculi, di cui 999 rivolti a voi? Se fate parte della prima schiera, probabilmente siete cocainomani: disintossicatevi. Se fate parte della seconda sappiate che è rimasto l’ultimo vaffanculo in canna e con la fortuna che avete, io fossi in voi, mi tapperei  in casa per le prossime quarantotto ore. Per sicurezza.

Detto questo, che voi siate cocainomani, sfigati e/o entrambi (che è anche l’opzione più plausibile) a noi, qui e ora, non ce ne frega una mazzaferrata di niente. Ciò di cui ci importa in questa sede è quella cosa che ci accomuna tutti quanti, che ci fa sentire di appartenere a una grande famiglia, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dalla classe sociale e dalla taglia di reggiseno: i buoni propositi per l’anno nuovo, la cui caratteristica principale è quella di fallire – miseramente e puntualmente –  entro 24 ore dopo essere stati enunciati.

Ecco i cinque buoni propositi fallimentari più gettonati in occasione del capodanno.

5) Da domani mi metto a dieta: proposito pronunciato di default, quasi per inerzia. Che venga  concepito dopo il cenone natalizio o il veglione di capodanno, comunque, non ci crede nessuno. Mai. Nonostante ciò, viene accolto da sonori mormorii di approvazione e vistosi cenni del capo da parte degli astanti a sottolineare un convincimento corale e condiviso che si sgretolerà come le casette di Pompei alla prima sottile pioggerellina del primo amico che proporrà: “Quindi picciotti, stasera scacciata broccoli e sasizza da me?”

4) Quest’anno mi iscrivo in palestra: corollario naturale del proposito di cui sopra, a differenza di esso, viene normalmente accolto da un coro di pernacchie dalla potenza acustica degna della filarmonica di Vienna. Ci crede, ma solo per un arco temporale quasi impercettibile, solo colui che pronuncia la frase. Qualcuno  – squilibrati perlopiù – in palestra ci si iscriverà pure, in buona fede anche! salvo poi darsi alla macchia due giorni più tardi, lanciandosi in una latitanza senza ma e senza se, degna di un boss della ‘ndrangheta; nei casi più gravi prendendosi a martellate i malleoli pur di trovare una scusa plausibile per non frequentarla. Mai più. Dopo aver pagato un abbonamento annuale, chiaramente.

3) Quest’anno cambio look: tutti gli anni, specie per noi femminucce, arriva il momento in cui si presenta l’imperativo morale: devo cambiare look. Di solito questo tipo di decisione, proprio perchè presa il 31 dicembre alle 4:30 del mattino sotto i fumi dell’alcool, avrà conseguenze agghiaccianti. Quella notte, ubriache come cucuzze ripiene, ci convinceremo di essere delle replicanti di Kate Moss e incuranti della realtà decideremo di abbigliarci di conseguenza, complici quei due giorni di palestra precedenti alla latitanza. Non importa che lo specchio ci rimandi indietro l’immagine di un facocero di 89 kg con la faccia di Giampiero Galeazzi. Ecco, se ci vedete, nei giorni subito successivi al capodanno, aggirarci per la città agghindate come delle credenze stile impero, adesso sapete il perchè.

2) Quest’anno trovo l’uomo dei miei sogni: l’unico tra i buoni propositi che non sia necessariamente destinato a fallire il giorno stesso, a meno che il candidato non si presenti all’appuntamento accompagnato dalla madre, non so se mi spiego. Di questo proposito, la parte più interessante non è l’esito ma il processo: saremo dunque disposte a provinare schiere di elettricisti, pompieri, commercialisti, fruttaroli, studenti fuori sede, sciamani e disoccupati purchè volenterosi. Perchè l’amore sarà pure la risposta, ma farsi domande è sintomo di intelligenza, nevvero?

1) Da domani non bevo più: in posizione numero uno, è il must del primo gennaio di qualunque anno, diciamo dal compimento del quindicesimo anno di vita in poi. Di solito viene pronunciata strascicando le vocali  e sbavando come foche mentre, avvinghiati come l’edera alla tazza del cesso di una casa sconosciuta, tentiamo di misurarne la circonferenza, forse. Per fortuna questo è uno di quei propositi che evaporano nel giro di poche ore, lasciando dietro di sè solo una scia gassosa della stessa consistenza di un rutto di spuma Tomarchio.

 

 



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