Girl Covering Up Statue of Nude Man

Merenda
e cinema

scuole serali di censura


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Allora, chiariamo un punto: se proprio mi vuoi censurare un film, lo devi fare bene. Ok, niente zinne al vento, ma almeno restiamo nell'ambito del razionale, ti va?
Poi uno si stupisce che qua in Cina le ragazze a trent'anni girano ancora coi fermaglietti di Hello Kitty.

Qualche sera fa ricevo una telefonata dal mio capo. Rispondo e sento queste parole, nella lingua del demonio:

“Ciao Agata, domani sera vuoi venire a cena? E poi a vedere un film… insieme?”

Capo, non mi sembravi quel genere di persona. Perché mi stai facendo questo? E soprattutto, perché non siamo in America, meravigliosa terra delle opportunità,  paese nel quale avrei potuto denunciarti senza darti nemmeno il tempo di finire la parola “ciao”?

Ma prima che io possa davvero prendere in considerazione l’idea che qualcuno mi stia molestando sessualmente – e soprattutto interrompendo i miei sogni di indennizzo milionario per danni morali –  la moglie del capo, la cinese parlante inglese di questo post, strappa il telefono al marito e si introduce d’ufficio nella comunicazione: “Ciao Agata, quel che intende mio marito è un’attività di team building, non un invito galante, ahah. Voleva organizzare una cena e un cinema tutti insieme, per rafforzare lo spirito di squadra”.

“Ah, ma certo, sono libera domani sera! Datemi i dettagli e vi raggiungo” rispondo, un po’ delusa, rimettendomi in tasca il numero del mio avvocato.

Il giorno dopo mi arriva un messaggio con le coordinate: “Fatti trovare all’uscita 16 della metro, cena e poi cinema. Ore 18:00.”

Ore 18:00 dici? Cioè, hai detto cena perché non sapevi come si dice merenda in inglese, giusto?

Insomma, merenda o no, per non farmi dare dell’italiana ho deciso che sarei stata puntuale (non riuscendoci, chiaramente). Sono arrivata trafelata alle 18:20 per rendermi conto di essere la prima. Poco dopo è arrivato il mio capo, verso le 18:45 la mia collega e alle 19:15 la moglie del boss. Considerando che ci siamo seduti a tavola intorno alle 19:30 e il film sarebbe iniziato 10 minuti dopo, ci siamo strafogati con la furia cieca di chi sa che non arriverà a domani, e col fegato scoppiettante come le anatre francesi e l’andatura pingue di chi si accinge a digerire detriti fluviali, ci siamo scapicollati al cinema.

Il film si chiamava Upside Down, e anche se ho perso l’inizio ho capito che era la storia di due tipi –  un maschio con la faccia da Bambi e una femmina biondina con le fossette – che vivono in due mondi separati: il mondo di sopra è sbrilluccicante e figo, quello di sotto è lercio e fetecchioso. Se sei nato in un mondo non puoi andare mai nell’altro, altrimenti la polizia ti acchiappa e ti pesta come l’uva a settembre. Questi due però, non so come né perché (ve l’ho detto che mi sono persa l’inizio), si innamorano. Insomma, il maschio di Bambi in piena crisi ormonale se le inventa tutte pur di raggiungere l’amata biondina fossettiforme che sta nel mondo di sopra, alla fine ci riesce e si baciano. Si baciano. Punto.

Fin qui tutto ok, solito film americano demmerda. La solita fiaba dell’amore contrastato, con corollario di pippe in salsa sole cuore amore. Solo che a un certo punto, a due secondi dalla fine, in aperto contrasto con le leggi del buonsenso (ma soprattutto con quelle anatomiche), lei piomba nel mondo di sotto e trasudando amore e brodo di ceci esclama: “Voglio stare qui con te, per sempre, perché adesso è tutto diverso. Sono incinta…di due gemelli!”

A lui si velano gli occhi di commozione, il fido G. – che ci aveva raggiunti in itinere – alza il sopracciglio destro ed esclama “c’est vraiment un petit bon film de merde”, io mi strozzo con la saliva e rischio di vomitare in testa al capo seduto davanti a me e l’intero cinema, popolato da forme di vita cinesi, si lancia in sonori mormorii di disapprovazione.

Perché? Non perché la poveretta ha avuto l’epica sfiga di restare incinta – per giunta di due gemelli – ma perché mai, ripeto MA-I, per tutta la durata del film, si è visto un contatto tra i due protagonisti, una mini ravanata, una limonata dura, un semplice rigonfiamento nei pantaloni: niente, a parte un casto bacetto, che – c’ho i testimoni – manco un pezzettino di lingua, c’hanno messo.

La ferrea censura cinese, anche stavolta, ha avuto la meglio. Trasformando un film, che doveva essere romantico, in una commedia comica che in confronto Woody Allen è Mario Monti, anzi Mario Monti morto. Perché se tu, amico mio censore, tagli una scena di sesso, come avevi già fatto in Titanic – e concorderemo tutti sul fatto che Titanic senza la scena della mano che si spalma a cinquina sul vetro appannato della carrozza ha la stessa valenza cinematografica di un documentario muto su Schettino –  e poi la tipa me la fai risultare pregna dello Spirito Santo, hai fatto veramente un epic fail. Ma che dico epic fail, hai fatto proprio pippa! Ma mi mandi affanculo tutte le funzioni di Propp così? Ma che hai fatto, il corso da censore alle serali del CEPU?



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