ombrelli

Fischia il vento
e urla la bufera

una tipica primavera shanghainese


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A volte attorno a noi accadono cose talmente terrificanti che l'unico rimedio per mantenere la propria sanità mentale è la rimozione. La primavera in una città come Shanghai è una di quelle cose.

Oggi è il 7 giugno, tecnicamente è primavera. Fischia il vento e urla la bufera.

E’ la stagione delle piogge, si narra. Ogni anno, verso maggio (quest’anno ci siamo allargati) arriva il tempo di questo piacevole fenomeno. Il cielo, da biancastro si tinge di un bianco un po’ più luminoso e gli dei, tutti e contemporaneamente, decidono di scaricarsi allegramente le vesciche sulle nostre teste. E’ una situazione di per sè simpatica, ma resa ancor più spassosa dal fatto che fa caldo e c’è umidità. E il caldo umido, concorderete con me, è una delle punizioni più meschine che possano capitarti in una vita già mediamente costellata dalle sfighe più variegate.

Perché fa tipo trentacinque gradi, però piove. Perché nel rincoglionimento mattutino, con gli occhi sigillati dal muco e la prontezza dei sensi tipica delle marmotte grasse appena uscite da mesi di letargo, non ci fai caso che fuori farà caldo. Allora ti metti il maglione, no? Poi esci di casa e sbatti le corna su un muro di afa a quaranta gradi che in esattamente 36 secondi ti fa sudare tre quarti del tuo peso corporeo. A spruzzo, tipo fontana di Trevi. E siccome sei uscita di casa già in ritardo perché non trovavi, nell’ordine:

  • il computer
  • l’accendino (è un classico)
  • l’ombrello (che scoverai dopo 15 minuti di bestemmie fitte fitte ma che dimenticherai comunque prima di uscire di casa)
  • gli occhiali da sole (che non servono a una beata minchia ma fanno figo)

non hai davvero più il tempo materiale per tornare su, toglierti quella casacca di vello pecorino già inzuppato di sudore acido che ti sei messa in un momento di ottundimento mentale e uscire di nuovo in reggiseno e perizoma, come si converrebbe.

Comunque, la cosa più inquietante è che io, ogni anno, me ne dimentico. No, non mi dimentico di mettermi reggiseno e perizoma (sebbene il primo capo per me non rivesta alcuna utilità pratica se non quella di occupare spazio nei cassetti.) Mi dimentico della stagione delle piogge.

Ogni anno verso maggio, mi ritrovo a tirare fuori dall’armadio gli stivali e a rivelare agli amici la mia incredulità atmosferica con frasi del tipo: “Che strano quest’anno, visto come piove?”, ricevendo indietro sguardi di compassione e/o fastidio e risposte in stile: “Scusa, ma non vivi a Shanghai da 3 anni?”

E allora, improvvisamente, mi ricordo! “Doh, è vero”, esclamo a quel punto con l’espressione  del cane che si stupisce della propria scorreggia. Ogni anno in primavera, così come Shanghai si rimette al proprio destino lasciandosi annacquare per un mese, io mi risveglio dal mio torpore mentale e mi ritornano in mente, flash chiaro e nettissimo, tutti i santi che ho tirato giù l’anno precedente. Per poi riporre il tutto in un sacro oblio una volta terminata la stagione in questione. Non so per quali insondabili ragioni ciò accada, ma è cosi.

La cosa peggiore è che ogni volta che qualcuno mi chiede quale sia il periodo migliore per visitare Shanghai, io rispondo, pronta e scattante: “Maggio!!”

Ecco, adesso lo sapete. La prossima volta che me lo chiedete, ricordatevi di questo post. E se io dovessi ancora rispondervi nella stessa maniera, vi prego, trattatemi come se fossi una persona normale. Potete allontanarvi con circospezione, se ne sentite la necessità, ma vogliatemi bene lo stesso. Ok?

 



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