misteriose presenze

Misteriose presenze
a colazione

La colazione del campione


Sidebar

Fenomeni oscuri e allarmanti, presenze misteriose che appaiono e scompaiono senza un nesso apparente. Questo ed altro può accadere, ad ognuno di noi, quando meno ce lo aspettiamo...

La mattina mi piace fare colazione mangiando pane e marmellata. E sticazzi no?!

Naturalmente si. Lo dico solo perchè è importante ai fini della narrazione.

Comunque si, sono rimasta stoicamente attaccata alla tricolore usanza della colazione dolce, nonostante sia circondata da esseri che usano ingozzarsi di sostanze a base di aglio e interiora miste alle 8 del mattino. Ora, da qualche alba a questa parte, sono stata testimone di un bizzarro fenomeno. Mentre spalmavo la mia bella fetta di pane con una gustosa marmellata di fragole cinesi, mi è parso di sentire un odore strano, facilmente ricollegabile a quello di calzini bagnati. Mah, impressioni, forse.

La mattina seguente, l’odore acre si ripresenta alle mie narici più gagliardo del giorno precedente, ma ciò non mi fa  perdere di vista il mio rito quotidiano. Del resto si sa, la colazione è il pasto più importante della giornata e di certo non me lo farò rovinare da un paio di meschini calzini sporchi. Non nego, però, che mi piacerebbe sapere in quale stanza della casa li ho lasciati a macerare nel dolore.

Il terzo giorno l’odore non è più un odore. E’ una presenza fisica. Con un po’ di sforzo potrei anche cercare di ignorarla, ma se i calzini si trasformassero in funghi radioattivi? Se il mio appartamento ne restasse impregnato per sempre? Se una mattina mi risvegliassi con un terzo occhio sulla spalla sinistra? Sarebbe un po’ antiestetico, quantomeno. Dunque, sbuffando come un caminetto intasato, mi metto alla ricerca di queste orrende creature, che probabilmente hanno già deposto delle uova verdi e si preparano ad invadere l’universo. Quali tragici scenari potrebbero aprirsi davanti a tale prospettiva?

Ho girato tutto il mio immenso appartamento (tre stanze) bofonchiando maledizioni sumere tra me e me,  ma non ne ho trovato traccia. E’ strano, perché ora che li cerco, non solo non riesco a vederli, ma nemmeno a sentirne più il tanfo nauseabondo. Devono possedere dei potentissimi superpoteri cinesi, sicuro. Torno a tavola, a consolarmi col mio pane e marmellata, e ripongo l’annosa questione in un dorato oblio. Procrastinazione è una parola difficile da pronunciare, ma sfacciatamente semplice da attuare.

Sarà solo nel giorno del Signore numero quattro, dopo tre giorni – contraddistinti da sospetto, ricerca e resa incondizionata – che mi renderò conto che il tanfo non proveniva da ipotetici calzini lasciati a morire ammazzati in qualche angolo del mio appartamento, ma direttamente dal pane di cui mi nutrivo, ghiotta.

A corroborare la tragica illuminazione, che prendeva sempre più le forme di una sconcertante realtà, ecco apparire delle coreografiche macchie di muffa verde ad ornamento di quel pane che era stato, un tempo, e più non era.

Ecco, questa sono io: non è che sia proprio stordita.

Sono solo riflessiva.

 



 Condividi 

Non ne hai avuto ancora abbastanza ?

Abbattimi con un commento!