Nagano Toyokazu

cose da
trentenni

oh, che rimanga tra noi

Photo: Nagano Toyokazu

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Ora, a me mi piacerebbe tanto scrivere uno di quei bei post illuminati, sani, da giovane donna che guarda con fierezza verso il futuro e sa con esattezza dov’è e dove vuole arrivare. Oh, come mi piacerebbe! Se solo riuscissi a domare quell’istintivo e primordiale sticazzi che mi sgorga dalle viscere al pensiero di una me adulta e consapevole: tsè.

Inspirare…Espirare… Il giorno sta arrivando. Ma come quale?! ESSO! Il genetliaco innominabile. Quella cosa là, che inizia con trent e finisce con me che strepito in lingue sconosciute nei pressi dell’uscita 3 della terza fermata della metro numero 3 mentre, completamente nuda e con gli occhi spiritati maledico vecchie tassisti piccioni e bambini, vomito acido a spruzzo sui passanti e mi contorco in pose da invertebrato fino all’arrivo dell’ambulanza che mi riporterà al manicomio criminale dal quale provengo, mettendo fine all’ignominia di quel giorno  devastante in cui abbandoni per sempre il dorato mondo del 2 ed entri in quello irreversibile del 3, che sarà pure il numero perfetto ma al solo pensarci piuttosto una purga al wasabi. Perchè io sono una che le cose le prende con filosofia.

Ora, a me mi piacerebbe tanto – ma proprio assai, la verità – scrivere uno di quei bei post illuminati, sani, da giovane donna che guarda con fierezza verso il futuro e sa con esattezza dov’è e dove vuole arrivare. Oh, come mi piacerebbe! Se solo riuscissi a domare quell’istintivo e primordiale sticazzi che mi sgorga dalle viscere al pensiero di una me adulta e consapevole: tsè.

Il fatto è che prima di ciò, bisognerebbe mettere a posto alcune questioncine tecniche: per esempio il fatto che

  • avevo le idee più chiare a quindici anni e
  • mi sa che sono bastante immatura, spaventata a morte dalla sola idea di una qualsiasi forma di responsabilità, patologicamente inquieta e last but not least, profondamente irrisolta. E questi sono solo i pregi, dei difetti parleremo un’altra volta.

Però a trent’anni tutti e arrivano e fanno i bilanci, perciò ho pensato che se non li facevo io pareva male. E allora ho pensato di buttare giù delle piccole liste, a trittico, sia per coerenza che per assecondare la vostra scarsissima soglia dell’attenzione, adorate bestiole mie. E allora, secondo me:

COSE CHE SI DOVREBBERO SAPERE A TRENT’ANNI:

1)      Che c’è un momento in cui, se continui a bere, puoi morire. Come camminare su un tacco mediamente alto senza sembrare un tirannosauro sotto ecstasy. Come tagliarti le unghie dei piedi senza mozzarti le dita.

2)      Di chi puoi fidarti e chi evitare come una caramella al gusto merda. Che blaterare della tua stitichezza al primo appuntamento, con buone probabilità può renderlo l’ultimo. Che certi amori possono pure finire, ma tanto non finiscono mai.

3)      Che Fabio Volo è il Federico Moccia dei trentenni e quindi NO. Che la cellulite dalle cosce non scompare perchè sei andata in palestra per due giorni, nemmeno se erano due giorni di fila. Che si possono modificare i comportamenti, ma non la natura profonda delle persone, compresa (specialmente) la propria.

COSE CHE SI DOVREBBERO AVERE A TRENT’ANNI:

1)      Almeno qualche anno di contributi versati o tanta ironia (a scelta). Un talento, anche piccolo, magari unico. Un segreto.

2)      Almeno un paio di scarpe eleganti (a questo punto della vita bisognerebbe anche aver compreso che l’aggettivo “elegante” non include né lè UGG né le Birkenstock, ahimè). Una lista di ex che superi la decina (ma meglio di più) sennò sai cheppalle. Una lunghissima lista di libri letti e una ancora più lunga di libri da leggere.

3)      Tante amiche mamme per farci capire che fare un figlio non equivale necessariamente all’apocalisse (sicuri?!). Un granitico gruppuscolo di amiche non mamme, così da potersi giustificare a vicenda nel continuare a comportarsi da giovani scavezzacollo tardo-adolescenziali e fancazziste, ignorando gli strepiti ovarici e i messaggi oramai non troppo subliminali delle madri nostre, che peraltro alla nostra età c’avevano già almeno un figlio treenne, ma quella è un’altra storia e noi preferiamo la procrastinazione, perché siamo ancora giovani. Vero? Vero?! VERO???!!!

COSE CHE A TRENT’ANNI BISOGNEREBBE AVER FATTO/VISTO/PROVATO ALMENO UNA VOLTA:

1)      Fatto – Almeno una figura di merda tra le seguenti: a) accorgersi troppo tardi di non essere soli nella stanza dopo esserci abbandonati a un rutto epico,  b) essersi ubriacati come babbuini e aver tentato di baciare in bocca un vigile urbano, c) aver pagato soldi veri per andare ad un concerto dei Lunapop.

2)      Visto – Almeno un concerto dei Radiohead dal vivo. Nostra madre quell’unica volta che si è ubriacata.  Un cinese cacare sulla corsia di emergenza di una strada a scorrimento veloce.

3)      Provato: Una curiosità verso la vita pari solo a quella di uno scimpanzé del parco zoo di Sicilia. Un momento di odio così opaco e sordo e viola da farti sentire che avresti potuto uccidere, ma invece non l’hai fatto (ma se l’hai fatto sei probabilmente il lettore ideale di questo blog). Quel tipo di emozione che ti piglia solo ai falò sulla spiaggia a 17 anni, per la chitarra e per quegli occhi verdi da figlio di puttana.

E non è detto che tutte queste cose io ce le abbia, le sappia o le abbia provate. Ma sai che c’è? Sticazzi. Io fino a domani c’ho ancora 29 anni.

 

 

 

 

 



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