k-bigpic

Cruccodemmerda

amore tra i popoli


Sidebar

Certo, bella l'autocritica sui propri connazionali quando si parla di furbizia e meschinità. Ma quando puoi coinvolgere anche i mangiapatate, notoriamente insospettabili... aah! Quanto può essere liberatorio!

Cercando lavoro a Shanghai, si può incappare in due categorie principali di gentaglia: cinesi e stranieri. Nel mio caso, soprattutto stranieri.

E soprattutto stranieri per una ragione:  essendo il mio cinese (inteso come lingua, non come schiavo che tengo legato ai piedi del tavolo da pranzo e che nutro di semi di girasole) abbastanza scarso, di solito non mi candido a lavori che necessitino di una fluency nella lingua del demonio. Mi lancio più verso altri tipi di lavori, delle più svariate tipologie: raccoglitori di faccia perduta, seminatori di zizzania… Diciamo un po’ tutto, purchè tra i requisiti non ci sia la proficency in cinese.

Ecco che allora, un bel giorno di primavera, ho trovato un annuncio così bello che non mi pareva vero. Cercavano traduttori, giornalisti e creativi per un giornale di moda non cinese. Quel non, meravigliosa negazione foriera di buone novelle, ha spazzato in un sol colpo l’iniziale ombra di perplessità suggerito dalla mia coscienza: che stracazzo c’entri tu con un giornale di moda? Tu che hai una borsa per tutte le stagioni, tu che consideri gli anfibi unica fonte di via verità e vita, tu che quando ti trucchi sembra che ti abbiano sparato l’ombretto dalla trincea nemica?

“Dettagli, coscienza, dettagli! Trascurabili e secondari: taci!” Quindi senza ulteriori tentennamenti ho mandato una mail, candidandomi solo come traduttrice (perchè alla fine la coscienza l’ho ascoltata un po’, e perchè traduttrice è quello che sono).

Comunque, dicevo: mi risponde un tizio, tale Erbert, ancora senza volto, che immagino già con la faccia di Marco Mengoni e la voce di Solange (non lo so perché, veramente: smettiamocela di chiedercelo, anche.)

Quando arrivo al colloquio, invece, mi trovo davanti un grasso tedesco che parla inglese a velocità esponenziale cercando di confondermi, che inizia a farneticare di “equo scambio”, di “società troppo consumistica”, di “gente troppo attaccata al denaro” , oltre che a discutere, nei pochi ritagli di tempo, del suo giornale.

Inizio a chiedermi a quale tipologia di selezionatori l’essere appartenga: a quelli che ci provano? A quelli che ti illudono con la chimera di stipendi altissimi per poi pagarti tre lire?  O a quelli, forse, che non ti pagano?

Ecco, esattamente a quest’ultima tipologia. Se non altro, invece di aspettare la fine del colloquio, ha avuto la sensibilità di menzionare il dettaglio sin da subito. In soldoni, l’equo scambio si traduceva pressappoco con: “tu avrai l’onore di tradurre per il mio giornale, col quale mi arricchirò io. In cambio avrai il tuo nome scritto in caratteri più illeggibili possibile, sull’ultima pagina, quella che non legge nemmeno il più umile dei redattori, che tra l’altro la scrive pure, ma battendo sui tasti del computer bendato.”

Nonostante questo, io l’ho lasciato parlare, soprattutto per vedere con quali fantasiose chiose finali avrebbe concluso il discorso prima di ripulirsi il bel visino dal mio sputo.

E invece il teutonico demmerda mi spiazza: “Bene, tu quindi potresti tradurre verso l’italiano, mi piacerebbe tenerti in considerazione quando avrò approntato la squadra di schiavi per la versione Italica del magazine (schiavi, per dovere di cronaca, l’ho aggiunto io). Di dove sei esattamente in Italia, di grazia? (Anche di grazia l’ho aggiunto io)

“sono siciliana”, esclamo gonfiandomi come il culo di un pavone.

“Ah….eheheh (risatina nervosa)… siciliana, certo..ahah… beh, un bel colpo”

“Scusi, non capisco. Un bel colpo?”

“Beh, sai, i siciliani”

“I siciliani che?! Guarda, non te ne uscire con la storia della mafia, che già mi stanno girando” (si, così, solo detto sorridendo)

“No, no, niente mafia…Solo i siciliani, insieme a tutti gli abitanti del sud Italia, di sicuro non sono famosi per la loro affidabilità.”

“Sono solo stereotipi, lo sai, vero? Non è sempre utile ragionare per stereotipi, lo sai, si? Pure io penso che i francesi sono insopportabili, ma mica è vero sempre”

“Certo, dicevo solo che lo stereotipo, comunque esiste”

“Certo: esiste pure lo stereotipo del tedesco mangiapatate, del turista grasso coi calzini bianchi e il sandalo aperto. E poi c’è quello del generale nazista. Ma si fa per dire, eh?”

Probabilmente non lavorerò mai per il cruccodemmerda: del resto, mica si possono avere tutte le fortune.

 



 Condividi 

Abbattimi con un commento!