Sidebar

Sono un’adepta della setta pagana dei procrastinatori.

Datemi la possibilità di scegliere tra un uovo oggi e una gallina domani e io sceglierò il pennuto: non di certo per la saggezza insita nella scelta (sia chiaro) ma piuttosto per allontanarla quanto più possibile dal presente più immediato. Io ho bisogno di tempo per sedimentare le decisioni, persino quelle più basilari. Ci impiego ore per scegliere di che colore smaltarmi le unghie, settimane per decidere un nuovo taglio di capelli, e ancora non ho capito che cosa diavolo voglio fare da grande (c’è tempo, del resto non ho nemmeno trent’anni!) Capirete il perché ci abbia messo due anni prima di decidermi ad aprire un blog. Beh, già che c’eri potevi anche risparmiartela, chioseranno molti tra voi con il ghigno del male stampato in volto e il sopracciglio destro alzato in segno di condiscendenza e ironico distacco. (Miscredenti!)

Diciamo che mi ritrovo in un  periodo abbastanza particolare della mia vita, periodo che se ci trovassimo in un romanzo (e a volte mi pare sia proprio così) si chiamerebbe “capitolo cerniera”.  In questi capitoli, narrativamente parlando, di epocale succede pressochè un tubo; ciò nonostante, esso serve a fondere due parti della storia in modo che risulti coerente agli occhi del lettore. Ecco, la cerniera è un po’ una fase di sticazzi narrativo, ma ha un’importanza fondamentale per tenere insieme l’intreccio. E per andare avanti col racconto.

Detto questo, dovete sapere cosa è successo prima, altrimenti è tutto pippa. Prima è successo questo:

  • Agata, per ragioni ancora ignote financo a se stessa, decide di trasferirsi in Cina
  • Agata arriva in Cina e non riporta segni evidenti di squilibrio  mentale (nonostante i presupposti naturali e ambientali giocassero nettamente in favore di tale ipotesi)
  • Agata arriva ad affermare, nonostante le piccole e grandi avversità di una Siciliana a contatto con la terra gialla, che “la Cina, guardate, non lo dico perché ci sto, ma non è poi così male”
  • Agata trova un lavoro, degli amici e un certo equilibrio che le permette di vivere serenamente, pur con un piede in un mondo e un piede nell’altro.
  • Agata, per ragioni che non approfondiremo in questo momento, perde il lavoro.
  • Ma soprattutto, Agata compie 29 anni: è l’incontrovertibile debutto di una profondissima e lacerante crisi di mezz’età anticipata.

Tale crisi porterà la nostra eroina a sgranare gli occhi ogni pochi secondi e a domandarsi ad ogni batter di ciglio: “chi sono? Cosa voglio? E soprattutto, che stracazzo ci faccio io in Cina?”

Da qui l’idea di un blog che parli di Cina e di me, di me e di Cina, di noi due che ci vogliamo un po’ bene e subito dopo ci prendiamo a sputazzate, di me che c’ho un sacco di difetti e una quantità di paranoie che la metà basterebbe. O forse mi basterebbe uno psicanalista. Bravo, possibilmente. Però, dai, mi accontenterei pure di uno laureato all’Università di Tirana, come Renzo Bossi.

Ecco, per dire.


 Condividi 



Abbattimi con un commento!