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Non te ne accorgi subito, è un processo graduale quello per cui una mattina, ti guardi allo specchio e ti chiedi: Come può essersi consumata una tragedia simile nel silenzio più assoluto ?

Non te ne accorgi subito, di solito è un processo graduale, è la Natura che vuole così.

Solo che tu te ne rendi conto all’improvviso.

Ora, Mi verrebbe da dirti che è perchè certi segnali lampanti del fenomeno di cui tra poco parleremo, appaiono all’improvviso. La verità invece, è che anche tu, come me, sei rincoglionita. Oh, càpita.

Tu, però, non te ne crucciare, perchè c’è sempre un rimedio. No, non alla rincoglionitaggine. All’altra cosa.

Ma a cosa, ti stai a questo punto chiedendo? Di cosa stiamo parlando?

Di questo: una mattina, ti svegli e sei un cesso.

Magari non sei mai stata Gisele Bündchen, siamo d’accordo. Ma una mattina – statisticamente qualche mese dopo il compimento dei trent’anni – ti alzi dal letto, vai in bagno, ti specchi e ciò che vedi riflesso – limpido, netto, inequivocabile – è proprio un cesso.

La sera prima eri un dignitoso esemplare di femmina dal viso quantomeno grazioso e la mattina dopo ti ritrovi la faccia di un cavallo. La sera prima, come hai imparato a fare da un po’, ti sei cosparsa di crema idratante notte, e la mattina dopo ti si stacca la pelle che manco le scaglie di grana sulla pizza con la rucola. La sera prima– ed è questo che ti allarmerà sopra ogni cosa – non ti sei sfasciata a un rave imbottita di anfetamine, bensì – da buona trentenne – hai trascorso una piacevole serata in compagnia di pochi e selezionati amici a bere un buon vino biologico compiacendoti di saper usare correttamente il congiuntivo.

E allora, che Cosa, esattamente, può essere andato storto nell’arco di tempo di sole 8 ore ? Chi è l’essere mostruoso che ti scruta dallo specchio con un occhio semi chiuso e l’altro strabico ? Come può essersi consumata una tragedia simile nel silenzio più assoluto ?

franca

Il punto è che hai sottovalutato alcuni segnali importanti provenienti sia dal tuo corpo che dal mondo circostante. Quali ? Questi.

  1. La commessa di Bottega Verde : ti ricordi il pomeriggio scellerato in cui a 28 anni passasti da Bottega Verde e la commessa a tradimento ti chiese se usavi una crema antirughe ? Tu, così alla sprovvista, rispondesti di sì (mentivi), lei ti scrutò e lo capì in 1,5 secondi netti ; lanciando un urlo della foresta, ti rivelò che eri già in ritardo di tre anni. Ai tempi le sussurrasti un gagliardissimo suca, adesso sai che aveva ragione.
  2. Bollettino medico dal fronte: fino a qualche anno fa, potevi permetterti di dormire fino all’ultimo secondo disponibile, lavarti i denti en passant e trottare a lavoro orgogliosamente struccata. Se lo fai adesso, i tuoi colleghi ti accoglieranno offrendoti un thè caldo, saranno estremamente gentili e poi, vincendo la titubanza che la circostanza naturalmente impone, si faranno coraggio e ti chiederanno il responso del medico, nello specifico quanti mesi di vita ti ha dato.
  3. Il pelo sul mento : è inutile che ti sbracci a dire che non è vero, sorella, ce l’hai pure tu. Ce l’abbiamo tutte. Ad un certo punto nella vita, che non ti devo più dire statisticamente qual è, esso germoglia. Potrebbe decidere di apparire in un punto qualsiasi del tuo corpo – chessò, sul ginocchio, sull’avambraccio, ma pure sul lobo dell’orecchio, tiè ! Ma invece no, esso sa che deve nascere esattamente lì, sul mento. E’ solitario, è corvino ed è lun-ghis-si-mo. La maggior parte delle volte non te ne accorgi tu, ma i tuoi colleghi di lavoro. Se sei sfigata come me, i tuoi colleghi saranno gay. Anzi, non solo saranno gay, ma saranno dei gay che lavorano nella moda. Ebbene, quelle come me sanno perfettamente che non vi è nulla di peggio al mondo che farsi comunicare l’esistenza del pelo sul mento dal collega gay che lavora nel mondo della moda.

E dunque è cosi. A una certa, che statisticamente mi pare ridondante ricordarvi in che epoca si collochi, si decade. Così. D’improvviso, e nottetempo, e in silenzio ci parrebbe, sebbene abbiamo dimostrato in maniera più che scientifica che così non è.

A una certa, quando l’occhiale da sole non serve più ad avere più carisma e sintomatico mistero, ma a nascondere un’occhiaia che ci parte dalla radice della fronte e ci arriva fino all’alluce valgo, ci verrebbe da donare l’8 per mille alla Nasa per farci sparare sulla luna per almeno una decina d’anni, giusto per tamponare il danno.

A una certa, ci rendiamo conto che un anno da (ultra) trentenne equivale a 7, come li cani.

E’ un decadimento solo esteriore, sia chiaro. L’impalcatura che regge le nostre vite di donne consapevoli, indipendenti e cazzute resta sempre solida. Crolla proprio la faccia, ecco. (e sì, crolla pure il culo, ma quello merita un capitolo a parte).

Per fortuna, c’è gente come la mia amica Caterina, che in pochi minuti è capace di trasformare un sifone in un essere umano che possiamo guardare ad occhio nudo senza farci sanguinare gli occhi.

Che tu vai da lei e quella ti guarda, fa un respiro profondo e comincia a fare tutte quelle macumbe sue e tu pensi “preparati a fallire, ma cherie”. Ma alla fine ti guardi e ti pare di essere tornata ad almeno dieci anni fa, quando tutto era più facile e si potevano mangiare anche le fragole. Quando la vita era un apostrofo rosa tra sti e cazzi.

Troppo bello per essere vero, dici?

Tranquillizzati, che poi arriva il premestruo e tutto ritorna alla normalità.



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