music-video-100-year-grandma-birthday-macklemore-1-596323c495f35__700

Buon compleanno a Me

a tutto il resto, tiè


Sidebar

Ogni anno, per il mio compleanno, mi sento dilaniata tra la voglia di nascondermi in uno sgabuzzino buio a rotolarmi tra le mie feci, e quella di comunicare a qualsiasi essere vivente che è un giorno speciale per me e – dunque – per l'umanità tutta, chiaramente.

E niente, oggi è il mio compleanno.

Chiedetemi pure quanti sono, che rispondo con un rutto acido.

Del resto, l’età avanza, ma mi piace restare fedele alle tradizioni aristocratiche che il mio rango impone: noblesse oblige.

Ogni anno, per il mio compleanno, mi sento dilaniata tra la voglia di nascondermi in uno sgabuzzino buio a rotolarmi tra le mie feci, e quella di comunicare a qualsiasi essere vivente che è un giorno speciale per me e – dunque – per l’umanità tutta, chiaramente.

La prima volta che avertii scientemente questa dicotomia avevo 13 anni. Un mix di gioia delirante e di sconforto ancestrale cui non riuscivo a dare un nome. Ci riuscii anni dopo: si chiamava premestruo.

Ogni anno, nelle settimane immediatamente precedenti il mio compleanno, ricomincia il lavorìo interiore del cantiere sempre aperto nella mia testa. Nel mio cantiere lavorano diversi operai, solo che da qualche tempo, la quantità di vecchi a supervisionare i lavori comincia a preoccuparmi.

Insomma, ogni anno, come la gente spara i botti a Capodanno, io mi faccio esplodere le minicicciole nel cervello, che c’ho sta fissa di fare i bilanci. Che mi pare che se li faccio mi posso riequilibrare un’anticchia, invece di vagare nello spazio-tempo a cazzo di cane, come la natura m’imporrebbe.

Posto il fatto che sono consapevole del maestoso fottesega che riecheggia nell’aere all’idea dei bilanci miei, apro il mio trendordicesimo anno di vita con le seguenti consapevolezze:

Che ho letto molto, ma non abbastanza.

Che ho scritto, ma troppo poco.

Che tra il bidet e la lavatrice, nella mia scala di priorità, lavatrice tutta la vita.

Che smettere di fumare ok, ma con moderazione.

Che non vi è mai una fine alla ricrescita dei peli superflui.

Che esiste un colore che si chiama Taupe e fa cacarissimo.

Che ci ho provato, ma suonare la chitarra, mangiare lo zenzero e leggere su tablet, no grazie.

Che è meglio conoscere qualcuno ed accertarsi che sia una merda piuttosto che restare col dubbio.

Che ho perso alcune persone, e ho fallito.

Che ne ho trovate altre, ed è stato un regalo.

Che non è una partita di calcio, le sostituzioni non valgono.

Che occhiu vivu e manu o cuteddu.

Che la gioia può soffiarci addosso da fuori, ma si deve innaffiare da dentro.

Che la gente può sposarsi e restare comunque felice.

Che è bene saper fare tante cose, ma possedere un talento vero non ha prezzo.

Che devi girare un sacco prima di trovare casa, ma quando la trovi, beh, è Casa.

Che l’Amore non ha senso pratico, ma va praticato: con energia e con costanza. E pure con un sacco di pazienza, mannaggiallui.

Che per fortuna non ho mai avuto una colonna sonora per la mia vita, ma da adesso ne voglio una per ogni istante.

Che anche quando mi vedete serena, esiste un piccolo demone cornuto dentro di me che mi fa dire le cose sbagliate, tipo Suca al posto di Ti voglio bene.

Che questo demone cornuto dentro di me può comunque essere piuttosto utile, tipo ai colloqui.

Che pure se in apparenza sembro normale, guardo Chi l’ha visto.

Che certe cose, beh, sono insostituibili. House of Cards è una di quelle.

Che ogni giorno, pure se dice che piove, io guardo il cielo ed esco senza l’ombrello. Non ho capito ancora se perchè sono cretina o perchè spero sempre nel bello.

Che quest’anno ho viaggiato, ho frignato, ho riso e ho amato senza prendermi sul serio – spero – mai.

Che il giorno che perdo la scemenza, mi dovete sparare a pallini in fronte.

Che il giorno che pensi che tu, da giovane, eri meglio di queste qua, è la prova definitiva che sei vecchia.

Che ovviamente io, all’età di queste qua, ero meglio.

Che esisterà sempre dentro di me un meccanismo perverso votato all’autosabotaggio. Non c’è maniera di estirparlo, però, quest’anno sono riuscita più spesso ad intercettarlo e a ficcargliela in culo, come si dice ad Oxford.

Che se c’ho voglia, mi posso ancora infliggere un po’ di male gratuito, ma mi pare che adesso ci stia una rete di protezione che non mi fa arrivare a tagliarmi le braccia come i quindicenni emo, ecco.

Che devo ancora riuscire a fare pace con certe cose che vengono da lontano nel tempo e da qualche piega nascosta dentro, e che non è facile proprio per niente. Che resto sempre squilibrata, irrisolta, nevrotica. Ma un po’ più ragionevolmente, if that makes any sense.

Che tutto sommato, sono riuscita anche a costruire in altezza, oltre che a scavare in profondità.

Che probabilmente sto imparando a prendermi cura di me, coi tempi miei e coi modi miei, che non necessariamente devono corrispondere a quelli delle mie coetanee.

Oh, noi ventenni non siamo mica tutte uguali!

E sticazzi se oggi uscirò di casa e verrò investita da una grandinata di stronzi giganteschi che pioveranno a cascata da un cielo terso di Novembre, se verrò attaccata a sorpresa da uno stormo di assorbenti alati, oppure ancora – Dio me ne scampi e liberi – se mentre passeggio per andare a lavoro, una quindicenne mi chiederà dove sta la metro chiamandomi Signora.81FCe4ZN1ML._SY500_

Per il momento, facciamo che me la godo. Facciamo che sticazzi. Facciamo che qui e ora.

Buon compleanno a Me, a tutto il resto tiè.



 Condividi 

Non ne hai avuto ancora abbastanza ?

Abbattimi con un commento!