Dello stesso episodio...

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Tu lo sai, io non sono una che si pente, c'ho proprio il rigetto, scusa tanto. Io faccio, sbaglio e poi metto una pezza, maledico il cielo il tempo ed il governo, e sbraito e bestemmio che lèvati proprio. Perché ho troppo mondo in testa e nel petto. Oh, sarà per questo che le tette non mi sono mai cresciute, non c'era lo spazio, che ti devo dire?

Ho pensato spesso di scriverti, ma sempre ho avuto qualcosa di più urgente da fare. Cambiare la lettiera al gatto, segarmi le unghie dei piedi, cambiare casa per la sedicesima volta – attività nella quale credo di eccellere – qualche volta schiacciare i pallini della carta da imballaggio, che personalmente trovo un’esperienza esaltante. Ci sono priorità, so che mi capisci perfettamente, n’est-ce-pas?

E’ passato del tempo da quando abbiamo smesso di camminare insieme. Ne abbiamo fatta di strada, noi due. Strada… Più che altro chilometri. Con tutti i mezzi possibili abbiamo girato i continenti. Ci siamo spostati tantissimo, ci siamo mossi un sacco. Fermi.

Moviti fermu, si dice dalle parti mie. Uno straordinario ossimoro che fotografa l’immobilità in movimento, mirabile sintesi di quello che siamo stati noi due. Ma noi Siciliani siamo gente bizzarra, lo sai, fatti di una materia vischiosa, complessa e misteriosa, che spesso è difficile da gestire, lo ammetto. E tu sei furasteri, di quelli che sì, bello e mai un tuffo nel ma perchè? Avevi un sacco di cose a cui pensare. Ci sono priorità, ti capisco perfettamente, vraiment

Dovevamo andare au bout du monde, noi due. Ce lo siamo promessi una mattina su un autobus un po’ polveroso. E ci siamo andati. E poi ci siamo anche finiti, com’era giusto che fosse. Eravamo troppo diversi per pensare di durare. Tutt’oggi mi chiedo come abbiamo fatto a non prenderci a forchettate nelle pupille. Io nuvola tu cemento; io delfino tu lupo; io risata al limite dell’inquinamento acustico tu sopracciglio alzato in segno di ironico distacco; io che ogni tanto, non sempre, ma che c’è di male, un cazzo di ti amo, ma ti implodono le palle se me lo dici? Tu che i sentimenti, mpf, (lo sbuffo, lo sbuffo) roba per chi non ha niente da fare. Eravamo diventati una canzone stonata, una cop(p)ia abbozzata di un prezioso schizzo d’artista, un tavolino Klubbo dell’Ikea, che voglio dire, Dio mi protegga l’Ikea e gli Svedesi tutti compresa Filippa Lagerback che è sempre un bel fighino, ma il design è un’altra cosa, m’insegni. E il design, in ogni caso, è una priorità: c’est comme ça. 

Volevo farti sapere che sto bene e che non ti voglio male. Non sarà tanto ma è sincero. Ti sono grata per tantissime cose, vorrei che mi credessi: ne abbiamo vissute, noi due. Solo che restavano piantate nel qui ed ora, non si riusciva proprio, io e te, a immaginarsi nel lì e dopo. Devo ringraziarti soprattutto perché è stando insieme a te che ho capito che che vivevo da sola. Che mi curavo da sola. Che mi innaffiavo da sola. Che crescevo da sola. E va bene così, alla fine è il risultato che conta. E no, tutto sommato non sei un irrisolto nella mia vita. Sei un quadro di buona fattura incorniciato in una solidissima intelaiatura in legno, forte e resistente e bianca. Però non sei da completare, capisci? Tu sei compiuto, basti a te stesso. Io invece c’ho un fottuto bisogno di colorare la vita delle persone che amo. Quindi ok, ti ho staccato dalla parete, con serenità inaspettata e dolce. Non ti getterò mai però. Questo devi saperlo. Non butto via gli scontrini dell’Esselunga, ho la scrivania stipata di bugiardini dell’aspirina, mi affeziono pure ai tampax usati e tengo nel cassetto mutande dei Pokemon senza l’elastico, mo’ figurati se butto via te. Solo che alla mia parete, io ci voglio attaccare i capolavori. Ci sono priorità, tu comprends bien, je sais. 

Tu lo sai, io non sono una che si pente, c’ho proprio il rigetto, scusa tanto. Io faccio, sbaglio e poi metto una pezza, maledico il cielo il tempo ed il governo, e sbraito e bestemmio che lèvati proprio. Perché ho troppo mondo in testa e nel petto. Oh, sarà per questo che le tette non mi sono mai cresciute, non c’era spazio, che ti devo dire? Sono state più sveglie, l’hanno capito subito che ciiiiircolare, gente! Ci sono priorità nella vita!

Però mai mi dimenticherò del buono che hai, che sei. Lo porto dentro, in un compartimento stagno da qualche parte tra il cuore e il fegato, perchécchemminchia, con te ci sono voluti entrambi. Nel frattempo prendo a prestito le parole di una canzone che mi ronza in testa da troppi giorni e ti dico “Caro amore, ciao per sempre”: un altro straordinario ossimoro di una cantante Siciliana – gente bizzarra, lo sai, fatta di una materia vischiosa, complessa e misteriosa, che spesso è difficile da gestire, lo ammetto – che fotografa ancora noi. Anzi, no, pardon. Stavolta fotografa me: a colori, e di spalle.

Che sorrido verso una direzione che da lì, tu non riesci a vedere.

Perchè sai, ci sono priorità. So che mi capisci perfettamente, n’est-ce-pas?



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