LOUIS POLICEMAN

Totò, Peppina
e la malafemmena

La gita in Svizzera

Photo: LOUIS POLICEMAN

Sidebar

La settimana scorsa me ne sono andata in Svizzera con i miei amichetti. Abbiamo passato gran parte del tragitto in macchina tra frizzi, lazzi e canti da osteria. Non avevamo ancora realizzato che la via per la Svizzera passa dalla Francia. E' infatti universalmente risaputo - e quando dico universalmente intendo più che altro me stessa - che la Francia, proprio bene bene non porta, signora mia...

La settimana scorsa, in perfetta antitesi con il mio conto in banca, ho deciso di fare un weekend in una nazione a cui sono molto affezionata: la Svizzera. Io in Svizzera c’ero stata due volte, ma in entrambe le circostanze non avevo mai approfondito le bellezze del luogo: la prima avevo circoscritto la mia permanenza a due giorni di godibilissimo sciallo in un centro termale, in cui avevo fatto la conoscenza della dotazione fallica di un campione rappresentativo di popolazione elvetica, purtroppo ultrasessantenne. La seconda transitavo in treno, di ritorno da un interrail abbastanza estremo; sul treno ero caduta in un sonno molto simile al coma, espandendo la mia deliziosa personcina al sedile accanto al mio. Venni svegliata letteralmente a calci in culo da una vecchia svizzera che reclamava il suo posto a sedere (quindi colpire di punta il mio immagino fosse un messaggio in codice). Mi destai abbastanza furiosa, tuttavia mi gustai in pieno la vendetta quando, appena preso possesso del suo sedile, la vidi diventare verde. Non mi lavavo da un mese: l’interrail o si fa bene o non si fa. Dopo queste due esperienze, non so perchè, in Svizzera non c’ero più tornata.

E invece stavolta, con i miei fidi compagni di merende Vale e Peppe, di cui ho parlato qui, sono andata a trovare l’amico Ciccio Tignetta a Ginevra. Come nelle migliori tradizioni da gita scolastica delle medie, abbiamo passato gran parte del tragitto tra frizzi, lazzi e canti da osteria, in un’atmosfera vivace e giocosa; non avevamo ancora realizzato che la via per la Svizzera passa per la Francia. E’ infatti universalmente risaputo – e quando dico universalmente intendo più che altro me stessa – che la Francia, proprio bene bene non porta, signora mia.

In ogni caso, l’entrata al tunnel del Monte Bianco è avvenuta in un clima foriero di positività e ingiustificato ottimismo. All’uscita, però, senza neanche essere scesi dalla macchina ed aver toccato suolo gallico, alla stregua di terroristi  dell’ISIS, veniamo intercettati dai gendarmi francesi. Che a me, sinceramente, mi erano sembrati dipendenti dell’ANAS locale, ma vabbè.

“Parlez vous français?” Manco “Bonsoir”, che salutare fa frocio, chiaro.

“Mais oui, bien sur, mon ami de la baguette”. Cinque anni a letto col nemico saranno pure serviti a qualcosa, putain!

“Benissimo: allora qui abbiamo tre problemi. Primo, distanza di sicurezza. Secondo, eccesso di velocità. Terzo, cintura non allacciata su sedile posteriore”. Su sedile posteriore c’ero io, ça va sans dire.

Très bien, 3 a 0 per la Francia. A porta vuota. Male male. Facciamo entrare Zidane, che risolva tutto con una bella testata sulle gentili corna del gendarme. “Signor gendarme”, mi lancio, “ma in Italia la cintura di sicurezza sul sedile posteriore non è obbligatoria!”

“E infatti qui siamo in Francia”, risponde l’implacabile agente, mentre segno la clamorosa aurorete del 4 a 0.  “Ah… minchia, vero”. Che acume, penso, questi Francesi sono più svegli di quanto ricordassi.

“Patente, libretto e documenti grazie: seguiteci in gendarmeria”. Ora, so che sembrerà assurdo, ma fino a quel momento nessuno di noi tre aveva pensato seriamente all’eventualità di una multa. Primo perchè farsi multare da un francese è contro la nostra religione, oltre che un’ignominia che la mente tricolore, per default, rifiuta aprioristicamente; secondo perchè siamo Siciliani: in Sicilia, tendenzialmente, il più delle volte basta mettersi a piccio/ fare un poco di teatro/millantare morti buttane a random o più generalmente buttarla sulla pietà ed esiste un’altissima probabilità che il vigile venga mosso a compassione: “Vabbè, carusi, ppi stavota tunnativinni a casa.” Con verosimile seguito di ringraziamenti a profusione, amichevoli pacche sulle spalle, promesse di eterna riconoscenza e in qualche caso anche offerte di cugine o amiche a scopi sessuali.

In Francia invece, tendenzialmente, sono 225 Euro di multa. Con sconto di pena a 135, forse per buona condotta. Insomma, sorvolerei sui commenti post-partita perchè come sapete già, sono una signorina a modo. Citerei solo quello di Peppe – che proponeva di radere al suolo la nazione per farne il più grande parcheggio d’Europa – e la sagace boutade di Vale, che in francese sa dire baguette e Je suis Charlie, ma che in questo caso ha optato per un sacro e santo silenzio.

Per quanto riguarda la Svizzera, invece, bella è bella. E’ tutta verde, si respira aria buona, le strade sono pulite, nessuno getta le cartacce per strada, la gente cicca nei portacenere, gli autobus passano. E’ tutto perfetto. Per dire: i cani si raccolgono la cacca da soli; i bambini non piangono: redigono un complaint form indirizzato alla genitrice. 

Mentre passeggiavo per Ginevra ho chiesto ripetutamente a Ciccio Tignetta come facesse a vivere in Svizzera senza impazzire, perchè io, con così troppa perfezione attorno, potrei iniziare a fare cose strane: chessò, affrontare lunghe discussioni col mio amico immaginario, appassionarmi a l’Eredità su Raiuno, guardare di notte documentari sui serial killer. E che tutte queste cose io le faccia già è assolutamente secondario, credetemi.

Poi però ho realizzato che uno dei motivi principali per cui non potrei mai vivere in Svizzera è che su Facebook non ho trovato nemmeno un gruppo satirico sugli Svizzeri. Neanche sulle Guardie Svizzere, cioè, è impossibile. E allora, piuttosto, mi trasferisco in Molise, che pure se non esiste, almeno esiste su Facebook. Quindi…ops! Esiste!

 

 

 

 



 Condividi 

Non ne hai avuto ancora abbastanza ?

Abbattimi con un commento!