Cut a rug, by mickr7an

Mi concede
questo ballo?

Non di soli incisivi vive l'uomo

Photo: Cut a rug, by mickr7an

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Io quando vedo i cinesi che fanno i balli di coppia nei giardinetti rimango sempre molto affascinata, lo ammetto, è proprio una mia debolezza. Sarei capace di restarmene ore a contemplare passi e movimenti, perché sono così aggraziati che devono essere per forza giapponesi, non v'è altra spiegazione razionale al fenomeno.

Qualche giorno fa deciso di premiare le mie vie respiratorie con un salutare giro in bicicletta nella metropoli di Shanghai. Shanghai è la città ideale dove fare bici, sia perché è piana come le mie tette, sia perché se riesci a tornare a casa illeso, ti prende quella gagliarda sensazione di onnipotenza che ti pervade le sinapsi e ti carica di ottimismo a pallettoni per tutta la settimana.

Quindi in questa bella giornata in cui il livello di inquinamento è basso, e cioè soltanto il quintuplo di quello che in Italia farebbe scattare sirene blu, allarmi rossi, occhi a palla, barricate in piazza, rivolte di nani da giardino, majorettes e hobbit pidiellini, ho deciso di esplorare la parte sud della città: ho visto un grande giardino in onore dei caduti in guerra, ho attraversato dei ponticelli sotto i quali scorreva un fiumiciattolo fetente che a tratti puzzava come questo posto qui (se aprite il link scoprirete quanta auto-ironia mi pervade, buahuabahauha) e mi sono fermata a guardare i cinesi che ballavano in un parco.

Io quando vedo i cinesi che fanno i balli di coppia nei giardinetti rimango sempre molto affascinata, lo ammetto, è proprio una mia debolezza. Sarei capace di restarmene ore a contemplare passi e movimenti,  perché sono così aggraziati che devono essere per forza giapponesi, non v’è altra spiegazione. Perchè il pensiero che quelle siano le stesse creature che scatarrano come se dovessero espellere dai loro corpi mil-len-ni di scorie accumulate, davvero, oltrepassa la mia capacità di comprensione.  Stavolta però sono rimasta anche un po’ interdetta, perché stavano danzando a giugno sulle note di Bianco Natal, che per carità, non è per fare le pulci al corpo di ballo, però.

A un certo punto mi si è avvicinato un vecchietto ottuagenario senza gli incisivi e mi ha invitata a ballare: a dire la verità non aspettavo altro, non è mai bello fare tappezzeria alle feste, perciò mi sono lanciata in pista con una certa ingiustificata motivazione. Lui provava a spiegarmi i passi, ma io non ci capivo molto: forse mi parlava in Svedese, vai a sapere. Comunque mi sono impegnata moltissimo e quando ho alzato un attimo lo sguardo ho visto tipo cento cinesi col telefonino in mano puntato verso di me; alcuni mi intimavano di sorridere, pure: probabilmente sono già finita su Youku. Se digitate “laowai che si dimena in preda a labirintite” magari mi trovate. Insomma, alla fine l’ottuagenario mi ha presentata a una ventina di amici suoi (mi è sembrato di percepire abbastanza distintamente la frase “Questa qui, datemi ‘n paio d’ore e me la chiavo sicuro“), mi ha ringraziata una trentina di volte e mi ha offerto quattro gomme da masticare. Io stavo già masticando la mia, perciò per non fare la figura della cafona ne ho accettata una soltanto, lui però insisteva che me le dovevo mangiare tutte e quattro. Ho provato a spiegargli che ne avevo gia due in bocca, gliele ho anche fatte vedere per maggiore chiarezza sintattica, ma lui un rifiuto proprio non lo poteva accettare. Niente, alla fine, per evitare che mi aprisse la bocca e me le ficcasse lui di persona con le mani sue, ho deciso di farlo da sola. Poi con le guance gonfie come gli scoiattoli ho fatto un ultimo sorriso alle telecamere e ho ripreso il mio giro in bici.

 

 



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