Candied Fruit Sticks, by thebittenword.com

Buon
appetito!

Regola numero uno: infranta

Photo: Candied Fruit Sticks, by thebittenword.com

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Il fatto è che questo mese, a forza di nutrirmi di rassicuranti cibi occidentali, mi sono accorta di aver dilapidato tipo un terzo del mio magro stipendio in cibo. E questo pensiero, confermato anche dalle mie cosce, mi ha fatta sentire sbagliata. E allora mi sono scovata una bella mensa cinese. Ma ho infranto una regola, la regola più importante. Una regola che dovrebbero insegnarci a scuola...

Oggi ho sperimentato una nausea tale che ho pensato di essere incinta.

Poi mi sono scossa e ho realizzato che baby, a meno di non essere stata ingravidata nel sonno da un’entità paranormale, da un cinese molto paragnosta o dalla formazione completa degli all blacks neozelandesi che mi è apparsa in sogno due notti fa nelle uniche tre ore di sonno della settimana, l’ipotesi aveva davvero scarse probabilità di esistere. La verità è che stavo in una mensa cinese.

Non che mi avessero bendata e trascinata lì a forza, eh?

E’ che certe volte non hai scelta. Il fatto è che questo mese, a forza di nutrirmi di rassicuranti cibi occidentali, mi sono accorta di aver dilapidato tipo un terzo del mio magro stipendio in cibo. E questo pensiero, confermato anche dalle mie cosce (credo di averle viste annuire vistosamente) mi ha fatta sentire sbagliata. Per quale motivo, mi sono detta, sprecare moneta sonante in affidabili sandwiches quando con molti meno soldi e un pizzico di coraggio in più si può gioire del cibo cinese?

Allora ho deciso di lanciarmi a bomba contro l’ignoto e mi sono scovata questa specie di mensa cinese,  frequentata da barboni come me e da gente che brave heart in confronto è una finocchia fatta e finita. Non è vero, è solo frequentata da cinesi, che in quanto cinesi hanno l’abitudine a mangiare cinese, sicchè non sono da considerare né barboni né particolarmente impavidi.

E comunque, se proprio la vogliamo dire tutta, in questo posto c’ero andata anche qualche altra volta prima di oggi, e l’esperienza non si era mai rivelata pregna di particolari gnegnegneismi. L’elemento di spicco per cui avevo scelto proprio questa mensa era il fatto di riuscire a identificare alcuni dei cibi serviti al bancone anche a occhio nudo; il che, concorderete con me, è già un grosso punto a favore rispetto alla concorrenza.

Oggi però è successa una cosa che non sarebbe dovuta accadere. Mai. MAI.

In questa giornata nefasta, ho infranto la regola aurea numero uno: inavvertitamente ho scorto, di sguincio e per pochi secondi, la cucina.

LA CUCINA.

La prima regola aurea per vivere in Cina senza provocarsi ictus, crisi di panico, attacchi di epilessia o morti subitanee a frequenza giornaliera è, infatti: mai sbirciare le cucine dei ristoranti.

Le cucine sono degli antri oscuri e nefasti, delle caverne primitive al di fuori delle umane leggi, delle terre di mezzo dimenticate da Dio e financo dalle divinità pagane.

Le cucine cinesi hanno alcune peculiarità che qui di seguito esporrò a futura memoria:

1)      Sfidano molte delle leggi della fisica applicata: le cucine sono ingombre di roba, nel migliore dei casi accatastata alla cazzo di cane, nel peggiore sparsa sul pavimento a macchia di leopardo. Quando parlo di roba intendo, ahimè, piatti bicchieri e bacchette.

2)      Sono piccole: in realtà, spesso è solo un’impressione. Lo sembrano solo perché le pareti sono nere, e non è vernice. Come si dice, “il nero sta su tutto”, infatti sta sulle pareti, sugli utensili da cucina, sui pavimenti e su molte delle superfici disponibili.

3)      Hanno un sommo valore scientifico e archeologico: sono cavità rupestri ancora vergini. La stratificazione del nero in molti casi può risalire ad ere non ancora sufficientemente esplorate, suscitando un vivo interesse in speleologi, archeologi e persino antropologi, desiderosi di portare alla luce usi, costumi e tradizioni di civiltà antiche oramai scomparse. Civiltà che potrebbero tornare alla luce grazie all’analisi della stratificazione di sporco incrostato, grasso carbonizzato e fuliggine presente su muri e piani cottura.

4)      Sono ambienti paludosi: evidentemente utensili troppo superati, straccio e detersivi vengono sapientemente ignorati in favore di due strumenti alternativi: secchio e acqua. Servendosi di una bella secchiata d’acqua purificatrice lanciata sul pavimento a inondarlo, si potrà molto più agevolmente nettare il suolo, trascinando allo stesso tempo nella foga devastatrice dell’acqua, anche gli eventuali detriti presenti in terra. Dopo la fase rapide del Niagara, l’ambiente si trasforma in un placido acquitrino artificiale, o ameno bordo lago intorno al quale fermarsi a riflettere sul senso della vita.

Buon appetito.



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