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Lavori per razza eletta,
astenersi perditempo

Premiata ditta "Puttana&figli" / 1


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TU: sei un ristorante italiano. Stai cercando dei camerieri. Stai cercando dei camerieri bianchi. IO: sono una ragazza. Sono bianca. Se mi paghi le spese vengo a lavorare pure in Birmania.
Impossibile non trovare un accordo su tali, solide basi. O no?!

Nella mia affannosa ricerca di lavoro in terra gialla, mi sono spesso imbattuta in personaggi bizzarri.

Poco tempo fa, ad esempio, ho trovato su internet un annuncio di un famoso ristorante italiano a Shanghai (di cui non farò il nome solo perché sono una signora, che si sappia) che recitava pressappoco così:

“Cercasi urgentemente addetti al food and beverage per eventi di catering. Requisiti: tratti caucasici”

Mmmmh, ricapitoliamo brevemente. I protagonisti della storia saranno: TU e IO.

TU: sei un ristorante italiano. Stai cercando dei camerieri. Stai cercando dei camerieri bianchi. Ti servono con urgenza. IO: sono una ragazza. Sono disoccupata. Se mi paghi le spese vengo a lavorare pure in Birmania. Sono così bianca che a confronto la Sacra Sindone è Milingo.

Perfetto. TU sta cercando IO. E IO, chiaramente, risponde all’accorato appello di TU. Quindi mi preparo per andare al colloquio, concordato strategicamente in una parte della città che gli addetti alla toponomastica cinese chiamano inculoailupi; devo infatti prendere la metro fino al capolinea, e da lì acchiappare un taxi che mi costerà 35 kuai, circa 4 Euro, che sarà pure poco ma che in Cina è una cifra spropositata, e significa che ti stai dirigendo verso la fine della civilizzazione, varcando il regno della barbarie più primitiva, più o meno.

TU è molto gentile, mi offre un caffè che accetto con una cupidigia che sfiora lo stupro (della tazzina) e poi inizia a descrivermi il lavoro in questione.

“Si tratta di due cene di gala organizzate da un’azienda cinese in occasione del capodanno. L’evento avrà luogo a circa 600 Km da Shanghai (600 km?!) ma non ti preoccupare, andremo tutti insieme in autobus (in autobus?!). Ecco, l’unico aspetto che potrebbe destare, ecco, un attimino di, come dire, perplessità… è che l’azienda ha richiesto appositamente, uhm, dei camerieri caucasici, ecco, bianchi”

“E… di grazia, posso permettermi una domanda prima di discutere sull’offerta?”

“Ma certo, a disposizione”

“No, mi chiedevo (ma così, più per una curiosità antropologica che altro), perché ‘sti camerieri li vorrebbero proprio caucasici, ecco, bianchi?”

“Beh… vogliono poter dire di essere stati serviti da, uhm, dei bianchi”. Ahahah (risatina dal sapore vagamente isterico)

Ragazzi, non so che ne pensate voi, ma io dico che è il segno di una società che cambia.

Bene: come IO si aspettava. A quel punto IO si alza, prende TU per la pelle del collo come si fa con i gattini magri, e innomediddio spinge con vigore la testa di TU dentro un cesso immaginario, spuntato appositamente dalla fantasia di IO solo per celebrare la gloria suprema dell’evento. No, non è vero niente. IO prende atto della situazione e, pregustando già i dolcissimi scenari criminali di possibile ritorsione nei confronti dell’azienda “Puttana&Figli, stringe la mano di TU ed esclama, sfoggiando il sorriso delle migliori occasioni: “Contate pure su di me”.

 



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