alberto-sordi

Cacca-causico
made in Italy

Premiata ditta "Puttana&figli" / 2


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Ah, gli italiani! Glorioso popolo di santi, poeti e navigatori!
(senza dimenticare i furbacchioni, gli arraffoni e i disonesti).
Certe volte mi dimentico perchè me ne sono andata dall'Italia. Poi però basta poco a farmi tornare la memoria.

IO è molto entusiasta di lavorare, non tanto perché muoia proprio dalla voglia di fare la schiava caucasica dei cinesi, quanto perché la disoccupazione la sta portando a crisi isteriche che manco Naomi Campbell e Solange nella stessa stanza quando è finito il mascara. Del resto, un sacco di ggente fica e famosa ha iniziato facendo il cameriere!

A 16 anni, non a 30, ‘mbecille… “Taci, coscienza!! E comunque, ne ho 29″

Soprattutto, però, IO è rubizza d’entusiasmo all’idea di sputare dentro le zuppe e poi chiedere ai dirigenti dell’azienda se le trovano di loro gradimento.

Qualche settimana prima dell’evento TU, tramite interposta persona, chiama IO per concordare dei dettagli logistici e confermare la presenza di IO.

Interposta persona (IP):  “Ciao IO, ti chiamavo per avere conferma della tua disponibilità lavorativa per il catering”

IO:  “Certo, interposta persona, come concordato”

IP: ”Mmh, bene…ehm..ok. C’è qualcosa che dovrei dirti però. TU ha dato delle disposizioni diverse…Cioè, sono cambiate le date. Diciamo che invece di tre giornate lavorative sarebbero diventate otto”.

IO:  “Ah, beh, guarda. Altro da fare per il momento non ne ho. Fammi solo sapere quanto mi date per otto giorni e ci sono”

IP:  “Ecco, l’idea di TU sarebbe di pagare la stessa cifra…cioè, pure per otto giorni, ecco.”

IO:  “Ahahah, che simpatica canaglia, quel TU. Che ridere, mi piscio sotto, smettila! Dai, dico sul serio. Quanto mi date?

IP:  “Purtroppo dico sul serio anch’io. Guarda, mi dispiace molto, ma se non ci stai più ti capisco perfettamente.”

IO:  “Mi confermi che sei seria, right?”

IP:  “…beh…Si”

IO:  “E mi confermi anche che vuoi una risposta, right?”

IP: “…”

Eccheccazzo! E no che non ci sto!

Ma non è che non ci sto perché 2000 kuai mi fanno schifo. Non è che non ci sto perché non voglio essere una schiava bianca. Non è che non ci sto perché hai cambiato le carte in tavola. Non è che non ci sto perché mi devo fare 600 km in autobus e soffro pure il mal d’auto. Non è che non ci sto perché mi è finita la saliva per sputare dentro ai fottuti piatti dell’azienda “Puttana&Figli” (anzi!)

Non ci sto perché tu, anzi TU,  sei italiano. Non ci sto perché però sei diventato peggio del peggiore dei pessimi, nel meno biondo dei possibili mondi gialli, perché venderesti il tuo culo a chi ti paga di più, perché come sempre hai provato a fregarmi, perché non sei capace neanche di rispettare la tua parola, per quel poco che possa valere.

Soprattutto, però, non ci sto perché in qualche modo da te avrei dovuto aspettarmelo, e invece hai confermato per l’ennesima volta lo stereotipo più triste e basso e facchino e volgare della storia degli stereotipi: quella dell’italiano arraffone, inaffidabile e disonesto.

E sarà pure uno stereotipo, ma è così amaro che mi fa schifo.



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